UGENTO | Ancora attacchi ad Ugento, questa volta ad affiggere dei manifesti è l’amministrazione comunale. L’argomento riguarda il «caso Basile», il consigliere dell’Italia dei Valori comunale e provinciale, assassinato la notte tra il 14 e il 15 giugno scorso. Sono trascorsi ormai più di 5 mesi da quel maledetto giorno che ha sconvolto l’intera comunità ugentina e non solo. Diverse le voci che in questo periodo sono circolare in merito al massacro, alcune addirittura hanno riguardato il Comune di Ugento. «Il crudele assassinio del nostro concittadino Peppino Basile, ha provocato sgomento e indignazione in tutti noi e continua a provocare, a distanza di tanto tempo, lacerazioni e divisione». Solo le parole dell’amministrazione che ha deciso di dire «basta» ai veleni che dall’efferato omicidio sono stati lanciati sui politici di maggioranza. Ma il «basta» sta anche per le polemiche aspre, sfociate a volte a causa della lunghezza delle indagini, delle difficoltà incontrate dalle forze dell’ordine. Un po' tutti hanno espresso la propria opinione sul barbaro omicidio, determinando prese di posizioni diverse e creando coalizione tra gruppi sostenitori di idee. Uno dei contrasti più forti è stato quello tra il parroco di Ugento, don Stefano Rocca, e il primo cittadino, Eugenio Ozza. I due, non riuscendo ad avere un dialogo personale, per diverso tempo hanno discusso attraverso gli organi di stampa. Il prete ha più volte ribadito tramite i mezzi di informazione la frase: «Chi sa, parli!». D’altro canto, il sindaco, ha chiesto di tacere e lasciare che la giustizia compia il suo percorso, senza alimentare la tensione già creata in paese. «Ancora oggi - sostiene l’amministrazione - qualche demente nascondendosi dietro l’arma vigliacca dell’anonimato, cerca di minare la nostra convivenza civile diffondendo minacce di morte al parroco o lanciando accuse deliranti nei confronti degli amministratori locali». Nella buca lettere della parrocchia San Giovanni Bosco, sono arrivate diverse lettere di minaccia, altre lettere invece hanno riguardato accuse nei confronti di alcuni esponenti politici. Secondo l’amministrazione si tratta di «sciacallaggio politico» che tende a minare e destabilizzare le istituzioni e la democrazia del nostro paese. «Stiamo diventando da qualche tempo spettatori, a volte inconsapevoli, di un vero e proprio gioco al massacro».
Il Comune è stato più volte al centro dell’attenzione degli investigatori. Voci anonime hanno telefonato alle forze dell’ordine minacciando don Stefano o dando dei consigli sulla pista da seguire, la stessa cosa è stata fatta tramite lettere, sempre anonime, inviate al prete «scomodo». Sta di fatto che giornali e tv locali, secondo l’amministrazione, hanno più volte preso atto delle lettere accusatorie senza attendere il resoconto della magistratura. Tutto questo ha creato scompiglio e turbamento nell’opinione pubblica. «Accuse», questa volta, le lancia l’amministrazione, sostenendo che i mezzi di informazione hanno subito preso atto delle minacce e delle lettere giunte con l’unico fine di mettere in cattiva luce gli amministratori ugentini. Intanto però il Comune chiarisce che con forza e determinazione «non verranno più tollerati i calunniatori, provocatori e imbecilli che continuano a gettare fango sull’operato e sull'onorabilità dei suoi componenti». E ancora «D’ora in poi provvederemo a denunciare chiunque continui a spargere veleni e calunnie su persone che quotidianamente sacrificano il proprio lavoro e i loro affetti familiari e con grande umiltà e impegno dedicano il loro tempo ed energie all’attività amministrativa.
Di fronte a questa situazione, il Consiglio Comunale, ha approvato un ordine del giorno per dire «basta» a tutto quello che sta accadendo ad Ugento, e lanciare un appello a tutta la popolazione, in modo che resti unita a compatta in questo periodo difficile per tutti, superando i gesti di chi di chi vuole minare la legalità e la democrazia della città. Anche in questo caso non è mancata l’occasione per rinnovare l’appello a chi ha visto o sa qualcosa sull’omicidio. L’invito è quello della collaborazione con gli inquirenti, in modo da portare alla luce la mano che ha compiuto un gesto cosi brutale. A conclusione l’amministrazione ha ringraziato le forze dell’ordine e i magistrati che «con grande dispiego di energie e intelligenza, stanno conducendo, con il dovuto riserbo indagini delicate e complesse, al fine di assicurare alla giustizia gli ignobili autori del delitto Basile».