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UFFICIO RECLAMI
Data pubblicazione: 24/11/2008 | CRONACA
IL DRAMMA | La scoperta dei carabinieri, allertati dai medici di Scorrano
Otranto, ammazzato dopo il parto.
Badante accusata di infanticidio
Arrestata è piantonata dai poliziotti penitenziari che la controllano nel reparto di Ostetricia dov'è ricoverata. Elena Chivaran, 49enne, badante romena, avrebbe tolto la vita al figlioletto dopo averlo partorito. Avrebbe occultato il corpo in un sacchetto di plastica.
di Roberto Fonte


OTRANTO | Ammazzato dopo averlo partorito, in casa, e lasciato morire nei minuti successivi dopo averlo appena dato alla vita. Quasi fosse un rifiuto, tanto da essere stato avvolto in un sacchetto di plastica, di quelli utilizzati per la spesa. È questo l'orribile presunto epilogo della gravidanza di una donna straniera, rumena, che da anni vive in Italia, a Otranto, dove esercita l'attività di badante, e che ora, dopo un'intensa attività di ricostruzione durata tutto il giorno da parte dei carabinieri, si trova in stato di arresto con l'accusa di infanticidio. La donna, Elena Chivaran, di 49 anni, si trova a Otranto perché impegnata ad accudire un'anziana di 88 anni, di cui si prendeva cura, sotto il controllo e la stima della famiglia che la ospitava. La romena, in gravidanza da circa otto mesi, probabilmente avvicinata alla data del parto, questa mattina, presa dai dolori, avrebbe tentato un terribile e disperato gesto. Avendo ormai maturato l'idea di essere arrivata alla prematura data in cui dare alla vita il nascituro, e a quanto pare senza l'aiuto di nessuno, si è improvvisata e ha partorito il piccolo nel giro di pochi minuti. Poi, il sorgere di un'emorragia, ha costretto la donna a farsi curare dai medici dell'ospedale di Scorrano, dov'è stata condotta poco dopo a bordo di un'ambulanza.

 

L'allarme è scattato quando in casa si è presentato il nipote dell'anziana donna 88enne assistita, un avvocato che esercita attività politica in consiglio comunale, dove si era recato per far visita alla zia. Dopo essersi accorto della condizione della badante rumena, che versava in un lago di sangue, ha chiamato il 118, e vista la gravità della situazione sul posto si sono precipitati i medici soccorritori che l'hanno assistita e condotta d'urgenza in ospedale. La scoperta fatta dal consigliere, e di cui hanno preso atto i sanitari dell'ospedale, per la sua particolarità, è risuonata anche negli uffici dei carabinieri della Compagnia di Maglie, diretti dal maggiore Andrea Azzolini. Il medico di turno che l'aveva assistita, lungimirante sul fatto che si sarebbe potuto compiere un infanticidio, ha avvertito i carabinieri della stazione di Scorrano, che hanno poi comunicato la telefonata ai colleghi di Otranto, e di conseguenza ai militari magliesi del Nucleo operativo radiomobile della Compagnia. Lo scenario che i carabinieri si sono trovati di fronte, non appena sono arrivati, attorno alle 10,30, nella centralissima abitazione di piazza Basilica, a due passi dalla Cattedrale bizantina dove c'è la sede della Curia arcivescovile, è stato decisamente drammatico.

 

Sangue dappertutto. Tanto nella camera da letto, quanto nel bagno, con gocce che avevano tratteggiato il percorso fatto dalla donna. Tracce ematiche, ritenute successivamente dai carabinieri, e a seguito di ulteriori elementi di colpevolezza, i segni di un parto ormai compiuto. Dopo poche battute di raccoglimento il piccolo è stato trovato in un angolo della camera da letto, morto nel sacchetto di plastica, e con in bocca alcuni pezzi di stoffa, che la donna gli avrebbe introdotto tra le labbra poco dopo il parto forse per evitare che il suo pianto potesse essere ascoltato dai vicini. Il feto, del peso di due chili e mezzo, aveva una parte di cordone ombelicale ancora attaccato. Secondo quanto conferito ai carabinieri, la 49enne romena a una imminente richiesta di spiegazione da parte del nipote dell'anziana assistita, avrebbe raccontato di aver avuto un'emorragia gastroesofagea. Appena giunta al pronto soccorso, intanto, i medici dell'ospedale civile «Ignazio Veris Delli Ponti» hanno visitato Elena Chivaran, e dopo una breve consultazione hanno ritenuto opportuno sottoporla a un delicato intervento chirurgico a causa proprio dell'emorragia post partum.

 

I sanitari ci hanno messo poco a capire che si trattasse di un problema ginecologico, per via della presenza del cordone ombelicale e della placenta ancora all'interno, quest'ultima che ha contribuito probabilmente a salvarle la vita. Nel frattempo il feto è stato trasportato all'interno dell'obitorio dell'ospedale «Vito Fazzi» di Lecce, dove nella giornata di domani sarà sottoposto all'esame autoptico che è stato disposto dal magistrato nominato di turno, il sostituto procuratore del Tribunale della Repubblica di Lecce, Imerio Tramis. Con la necroscopìa, il medico legale Alberto Tortorella, intervenuto sul posto assieme ai carabinieri, dovrà stabilire se il neonato sia morto per soffocamento, e quindi ancora in vita dopo essere stato dato alla luce, oppure se fosse nato già morto. Ed è sulla base di tutti questi elementi, ritenuti dai carabinieri inconfutabili, che Elena Chivaran, alle 13, è stata arrestata. Ora, si trova nel reparto di Ostetricia dov'è ricoverata e controllata dal personale di Polizia penitenziaria di Lecce.

 

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