LECCE | Arrestato dalla polizia la persona ritenuta l’autore del reato di tentata estorsione aggravata nel comune di Surbo, nei confronti di un imprenditore edile, abbastanza noto in paese, e al vicesindaco Giuseppe Maroccia. Angelo Corrado, 28enne, residente a Lecce, sarebbe il «quarto uomo» di un gruppo di persone che avrebbe chiesto 30mila euro all’imprenditore, affinché la malavita lo lasciasse lavorare in tranquillità. Nei confronti di Corrado, residente nelle vicinanze della marina di Frigole, pendono gravi indizi di colpevolezza, l’uomo è difeso ora dall’avvocato Umberto Giampaolo del Foro di Lecce. Nella mattinata di oggi, gli agenti della squadra mobile di Lecce, hanno applicato un mandato di fermo giudiziario emesso nella tarda serata di ieri dal pubblico ministero della Procura della Repubblica del Tribunale di Lecce, Guglielmo Cataldi, titolare delle indagini. Mentre Corrado si trovava con i genitori la polizia lo ha prelevato e lui si è lasciato stringere le manette ai polsi senza opporre resistenza. Corrado, volto già noto alle forze dell’ordine, per precedenti legati allo spaccio di sostanze stupefacenti, estorsione, detenzione e porto di materiale incendiario ed altro, avrebbe chiesto del denaro senza minacce l’11 novembre scorso. Il reato è stato denunciato dall’imprenditore e dall’amministratore comunale presso la locale stazione dei carabinieri. Quattro giorni dopo scaturì l’indagine della procura con l’arresto di Roberto Nisi, 55enne, e di Ganluca Negro, 23enne, da parte dei carabinieri della compagnia di Lecce, ritenuti responsabili di una nuova richiesta estorsiva nei confronti dello stesso imprenditore. Il gip Maurizio Sasso, per i due ha convalidato l’arresto pochi giorni fa. Lo stesso provvedimento riguarda anche Salvatore Caramuscio, 40enne, detto «Scaramao», facente parte del clan della Sacra corona unita del nord Salento. Caramuscio dal 10 settembre, giorno della sua scarcerazione, è diventato latitante. Secondo gli inquirenti, le richieste di estorsione, sono state compiute per proteggere Caramuscio nei giorni di latitanza. L’uomo era stato condannato all’ergastolo per l’omicidio di Antonio Fiorentino, gestore del bar «Papaya» di Lecce, compiuto il 6 marzo del 2003 all’interno del locale ma, grazie alla scadenza dei termini, con un provvedimento adottato dal Tribunale di sorveglianza di Sulmona, è stato scarcerato.