LECCE | Si è concluso oggi la sentenza di primo grado con l’espiazione di una pena di otto anni per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e 4 anni e 6 mesi per il reato di naufragio colposo, inoltre, tra i capi d’imputazione vi era quello di omicidio colposo e detenzione di sostanze stupefacenti. Cinque gli imputati, tutti scafisti albanesi, accusati di aver causato la tragedia in mare, dove persero la vita 15 immigrati clandestini. I fatti risalgono al 4 maggio 2000, i cinque scafisti avrebbero messo su un traffico di clandestini attraverso l’Adriatico, servendosi di un natante avrebbero trasportato un numero di clandestini superiore a quello consentito, senza aver alcun mezzo di salvataggio, uno di loro è stato assolto per imprudenza, imperizia, negligenza ed in violazione del Regolamento internazionale per la Salvaguardia della vita umana in mare. Durante il trasporto alcuni scafisti italiani intimarono l’alt ma chi si trovava alla guida del natante preferì fregarsene dando vita ad un inseguimento con manovre pericolose, inoltre urtarono una motovedetta causando la caduta di alcuni clandestini in mare. Il pm Antonio De Donno aveva chiesto 18 anni di reclusione, ma il giudice della sezione collegiale, Petro Baffa, insieme a Bionti e Toriello, hanno diminuito la pena, inoltre, il collegio giudicante, ha pattuito anche la provvisionale in 50 mila euro e 526mila euro, somma quest’ultima destinata al risarcimento dei danni alle parti offese. I cinque scafisti erano difesi dagli avvocati Davide Pastore e Pantaleo Gabrieli.