LECCE | In quattro lo picchiano e gli sottraggono il telefono cellulare. Quattro italiani contro un cittadino di nazionalità marocchina, che per cause ancora in fase d'accertamento sarebbe stato aggredito dai quattro italiani (tre di loro già noti alle forze dell'ordine per precedenti con la giustizia). Il fatto è accaduto ieri, nei pressi della stazione ferroviaria, dove il cittadino, dapprima sui binari del treno, poi in una casupola lì vicino sarebbe stato condotto per dargliene con tutta forza. E proprio ieri nella tarda mattinata, al servizio di pronto intervento della polizia, è giunta una telefonata. Al «113» una segnalazione anonima parlava di un cittadino presumibilmente di nazionalità straniera in difficoltà, perché sarebbe stato aggedito e malmenato. La segnalazione da parte del cittadino leccese aveva dato indicazioni precise: «Andate sui binari della ferrovia, in corrispondenza di via Donizetti». Poi alla richiesta degli agenti, su quale fosse l'aspetto dei presunti aggressori, e se fossero italiani, l'uomo ha dato indicazioni parziali. In particolare, nel corso della telefonata sono state fornite alcune indicazioni su tre dei quattro presunti aggressori. Tra i quali, ad esempio, ci sarebbe stata una donna, mentre del quarto soggetto, probabilmente a causa della concitazione non è stata fornita alcuna descrizione.
A quel punto, dagli uffici della Questura di viale Oronzo Quarta, è partita una pattuglia della Sezione volanti, che appena raggiunto lo scalo ferroviario, ha individuato e fermato quattro persone, proprio in prossimità del chiosco-bar che si trova di fronte all'ingresso della stazione. Anche perché, tra i quattro, c'erano i due uomini e la donna descritti nel corso della telefonata al 113. Nel frattempo sono intervenuti anche gli agenti di Polizia ferroviaria, che ha comunicato come poco prima, si fosse presentato nei loro uffici un marocchino completamente sporco di sangue, dicendo di essere stato picchiato da quattro persone, due uomini e due donne. L'uomo, ovviamente, è stato identificato. Gli agenti della Polfer di Lecce hanno visto che si trattava di un cittadino di nazionalità marocchina regolarmente residente a Lecce, che sarebbe stato aggredito e derubato del proprio cellulare. L'uomo ha riferito una descrizione dei suoi aggressori, tramite la quale la polizia ha avuto modo di corroborare ulteriormente la convinzione che le persone fermate nelle vicinanze del chiosco-bar fossero proprio i presunti responsabili dell'aggressione nei confronti dello straniero.
Un'ulteriore indicazione degli aggressori è stata fatta dal cittadino straniero, che ha indicato un uomo e una donna come gli esecutori dei maltrattamenti. Ed ecco che, subito dopo, sentito il magistrato di turno, gli agenti hanno tratto in arresto Antonio Miglietta, di 41 anni, di Trepuzzi, già noto alle forze dell'ordine e già destinatario di un avviso da parte del Questore, e Costanza Busco, di 22 anni, originaria di Triggiano, in provincia di Bari, e residente a Mola di Bari, già nota alle forze dell'ordine e destinatario di avviso del Questore. Insieme a loro, sono stati arrestati anche Valter Sansò, di 45 anni, originario di Carmagnola, in provincia di Torino, ma residente a Taviano, già noto alle forze dell'ordine per precedenti relativi il reato di omicidio volontario perpetrato nel gennaio del 1994, quando in seguito ad una vicenda familiare avrebbe deciso di armarsi di una pistola Beretta calibro 22 e di esplodere colpi d'arma da fuoco all'indirizzo di un uomo uccidendolo. Fatto per il quale, fanno sapere dalla polizia, Sansò scontò una pena detentiva di dodici anni di carcere dal quale è uscito nel luglio del 2007 a seguito dell'applicazione dell'indulto, e Ornella Romano, di 31 anni, di Squinzano, che al momento risulta incensurata.
Anche loro, come i primi due, dovranno difendersi dall'accusa dei reati di rapina, lesioni e porto illegale di oggetti atti a offendere (il bastone usato per picchiare la vittima). A quanto se ne sa, stando alle dichiarazioni rese da due testimoni agli agenti della Sezione volanti, a ulteriore conferma di quanto perpetrato dai presunti aggressori ci sarebbero state alcune grida, come «inginocchiati», che avrebbe chiosato uno di loro al marocchino, e alcuni lamenti, provenienti dall'interno della casupola che si trova in via Donizetti, e che erano in lingua straniera. Dopo queste frasi, i testimoni hanno anche sentito gridare qualcuno. Chiari tonfi a controprova dei presunti maltrattamenti. E ancora, la testimonianza che i quattro, usciti dal casolare, uno di loro aveva in mano il bastone che avrebbe gettato via da lì a poco lungo i binari, a circa dieci metri dalla casupola. Bastone poi rinvenuto dagli agenti e sequestrato. Stando poi, a quelle che sono le dichiarazioni della vittima, le aggressioni, come detto, sarebbero cominciate dapprima sui binari della ferrovia, per poi proseguire all'interno della struttura, lontano da occhi indiscreti. E poi ancora, la vittima sarebbe ritornata dai proprio presunti aggressori dopo una prima violenza per farsi restituire il cellulare che gli era stato sottratto da una delle due donne, ottenendo a quanto pare, per tutta risposta la ripresa dell'aggressione ad opera dei quattro in modo ancora più violento. Nel frattempo, presso gli uffici della Polfer è intervenuta una lettiga del servizio sanitario d'emergenza 118, che ha provveduto a trasportare il cittadino marocchino al pronto soccorso dell'ospedale «Vito Fazzi» dove i sanitari al termine degli accertamenti, gli hanno diagnosticato una ferita lacero contusa, alla regione parietale sinistra, medicata con sutura e benda, e ancora, ferite alla mano sinistra e all'avambraccio con un'altra piccola ferita lacerocontusa. Il marocchino ne avrà per sette giorni. Tutto per un cellulare?