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<p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify"><strong>CALIMERA</strong> | Se n'è
andato così il «cavaliere della luce», come lo ha
definito un suo amico. Perché dire che fosse «cavaliere
dei cieli» poteva sembrare riduttivo. Un corteo raccolto,
silenzioso, rispettoso, unito. È la scena che si ha davanti
agli occhi, incrociando per strada quella bara con sopra il Tricolore
del povero Massimiliano Tommasi, il 34enne di Calimera, maresciallo
di prima classe dell'Aeronautica militare, che è morto giovedì
scorso, dopo uno schianto violentissimo a terra a bordo di un
elicottero, l'HH-3F, sul quale la Procura di Brindisi ha aperto
un'inchiesta. Ieri, nell'hungar dell'aeroporto militare del Centro
Sar di Brindisi, ci sono stati i funerali di Stato. Poi, sempre ieri,
in serata la salma ha raggiunto Calimera, paese d'origine di
Massimiliano. Una moltitudine di persone, ieri sera, si è
riunita per accoglierlo, ammutolita in quei primissimi minuti in cui
la Mercedes grigia ha varcato i confini della città. Ad
attendere il padre, Luigi Tommasi, e la madre, Gina Didonfrancesco,
c'era il prefetto, Mario Tafaro, e con lui il comandante della
Compagnia dei carabinieri di Lecce, il capitano Luigi Imperatore, che
anche oggi, insieme agli altri uomini dell'Arma, ha partecipato ai
funerali. I genitori, ormai stremati dalle forze, non versano più
lacrime. Tre giorni d'angoscia da Calimera, a Brindisi, fino in
Francia, e poi ancora a Brindisi e Calimera, li hanno lasciati senza
forze. Ma ciò non è stato sufficiente ad accogliere
l'invito del sindaco della città, Giuseppe Rosato, a riposare.
I due genitori hanno atteso nella notte insieme alle spoglie del
povero Massimiliano, all'interno della chiesa della Madonna della
Fiducia, dov'è stata officiata la messa religiosa. Nell'ultimo
giorno, la messa è stata celebrata alle 15,30, proprio nel
centro parrocchiale della Madonna della Fiducia, dove c'erano non
solo i parenti, ma anche i tanti amici che lo conoscevano.</p>
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<p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify">Le frasi di conforto e di
tristezza di un'intera comunità sono state rivolte dal vescovo
di Otranto, monsignor Donato Greco, nella chiesa, in cui era presente
anche il parroco don Gigi Toma. Per Massimiliano c'erano tanti fiori,
sulla bara, e picchetto di guardia dell'Aeronautica. Sulla bara,
fiori bianchi e un cero, anche questo di colore bianco. All'uscita
dalla chiesa viene portata in mano una sua foto, di lui in divisa,
sorridente. Il rispettoso silenzio dura solo pochi secondi, poi ci
sono diversi applausi a scandire i passi del corteo e degli uomini in
divisa con la bara sulle spalle. Al termine della cerimonia funebre,
in chiesa, prende la parola il sindaco del paese, Rosato, e poi
vengono lette due lettere. L'ultima è quella di un volontario,
che presta soccorso all'interno di un'ambulanza. «Quando ho
sentito la notizia alla radio - spiega - non son riuscito più
a premere a fondo l'acceleratore». In paese, intanto, è
lutto cittadino. Ci sono le bandiere tricolore appese un po'
dappertutto, con sopra un fazzoletto nero, simbolo del lutto. I
negozi, gli esercizi commerciali e ricreativi sono chiusi. Nel paese
c'è solo tanta gente fuori dalle case, in particolare lungo
via Roma, dove c'è il domicilio della famiglia Tommasi, che
attende con pazienza il passaggio del corteo funebre. E proprio
dinanzi al domicilio ci sono tanti manifesti affissi. Di lutto, di
dolore, di ricordo di un giovane militare che ha sempre fatto del
bene e ha soccorso gli altri, quando erano in pericolo di vita.</p>
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