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<p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify"><strong>SURBO</strong> | Assalto
alla New Holland, portano via quattro escavatori, ma poi raggiunti
dalla polizia si danno alla fuga, non senza prima dare origine a un
conflitto a fuoco. Torna alla ribalta la «banda degli
escavatori» che questa notte ha agito di nuovo all'interno
dell'industria «New Holland» che come si sa produce
macchinari per il movimento terra. Le pattuglie delle volanti della
polizia sono giunte sul posto allertate dalla vigilanza, poi, con
l'ausilio della luce di un telefonino cellulare, per non farsi notare
li hanno seguiti fino a che non hanno nuovamente sentito il rumore
dei motori delle pale, a quel punto «l'alt» da parte
degli agenti, a cui rispondono i ladri con un colpo di pistola, poi
la risposta a fuoco della polizia e alla fine, dopo che i ladri si
sono dati alla fuga, le macchine sono state recuperate. Una notte
decisamente movimentata, non c'è che dire. Ma chi si sarebbe
mai aspettato un conflitto a fuoco? Tutto è cominciato intorno
alle 22,35, quando è giunta all'interno degli uffici della
Questura una segnalazione da parte di un agente della vigilanza che
aveva notato strani movimenti all'interno dell'azienda. «Correte,
correte qua sta succedendo qualcosa. Le pale, gli escavatori...».
Da viale Oronzo Quarta partono due pattuglie della Sezione volanti,
diretta dal dirigente del servizio <strong>Giorgio Oliva</strong>, allertati
dal responsabile di turno della centrale operativa. Le pattuglie, in
pochi minuti, raggiungono lo stabilimento della New Holland, che si
trova nella zona industriale di Surbo, alla periferia del capoluogo e
discutono con gli operatori della vigilanza, che avevano notato
strani movimenti nell'area dell'azienda che si occupa della
costruzione di macchine per il movimento terra. Un'occhiata è
subito andata al sistema d'allarme, che ignoti avevano fatto
scattare. Era evidente l'intento di mettere a segno un furto. Una
volta dentro si sono accorti che c'era stata una qualche
manomissione. Il furto era stato compiuto. Quattro macchine per il
movimento terra erano sparite, non c'erano più. Prima a
destra, poi a sinistra, gli agenti si guardano attorno, e vedono che
un muro di cinta era stato sfondato. Alle spalle c'era una campagna,
nella quale probabilmente i ladri, dopo aver sfondato con gli stessi
macchinari il perimetro del muro, si sono recati per fuggire.</p>
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<p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify">Questione di pochi
minuti. Prima un sopralluogo accurato della campagna, lo sguardo
degli agenti raggiunge il terreno, dov'erano evidenti le impronte dei
mezzi meccanici. Inconfondibili, diremmo noi. Poi, la terra intrisa
d'acqua, dov'erano rimaste ben custodite le sagome dei grossi
pneumatici, dovute alle abbondanti piogge dei giorni scorsi. A quel
punto era chiaro per i poliziotti che fosse arrivato il momento di
proseguire a piedi, in mezzo alla campagna. E proprio a piedi, i
poliziotti si sono fatti circa 500 metri fino a raggiungere un
muretto a secco, che era crollato a causa dell'urto con grossi
pneumatici, quelli degli escavatori e delle motopale, è
chiaro. In tutto gli agenti avevano percorso circa due chilometri.
Poi, dopo aver raggiunto una cava, i poliziotti hanno udito
chiaramente il rumore delle motopale, che li precedevano con luci
spente e a velocità contenuta. I muri di recinzione venivano
spianati per consentire il passaggio delle motopale. Il percorso per
gli agenti è proseguito sempre a luci spente e solo con
l'ausilio dei telefonini che scandivino col loro display luminoso la
via da seguire. Ed è per questa strana iniziativa che gli
agenti non si sono fatti notare, tanto che i fuggitivi credevano
ormai di essere al sicuro, lontano dal luogo del furto e con i
quattro costosissimi mezzi in pugno.</p>
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<p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify">Il percorso è
andato avanti, tenendo sotto scacco i malviventi che stavano
raggiungendo un'altra campagna, dopo aver attraversato una strada
asfaltata, la Surbo-Trepuzzi. Ancora un chilometro e mezzo, seguendo
sempre le tracce, chiaramente evidenti, che i grossi mezzi da lavoro
stavano lasciando sul terreno. La strada da parte degli agenti,
seppur piuttosto lunga, è stata percorsa senza l'ausilio di
auto, e senza luce, con un'andatura sostenuta e con gli occhi puntati
sui grossi mezzi. Le tracce, a un certo punto, finivano in aperta
campagna, un percorso scandito e delimitato dalla presenza di un
casolare, un rudere dove i poliziotti, hanno finalmente raggiunto i
quattro imponenti mezzi. Ed ecco che, uno di loro, ha subito intimato
l'alt: «Fermi polizia». Altro che. Uno di loro gli ha
subito rivolto la pistola, e premuto il grilletto. Al colpo d'arma da
fuoco, se è subito seguito un altro, questa volta da parte
degli agenti, che hanno risposto al fuoco. Prima uno, poi un altro.
Gli agenti hanno sparato con la pistola di ordinanza, che ha messo in
fuga i ladri. Usciti allo scoperto, sono stati seguiti dagli agenti,
per un certo tratto di strada, per poi dileguarsi definitivamente
nell'ampia e buia campagna.</p>
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<p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify">Le ricerche, però
sono andate avanti, nonostante gli escavatori e le motopale fossero
ormai stati recuperati. Altri 300 metri sono stati scansionati dai
poliziotti, che si sono accorti come, a poca distanza dal luogo dove
erano stati bloccati gli escavatori, c'era una rete, messa come
protezione sul margine della strada provinciale Lecce-Brindisi, in un
tratto tagliata, segno evidente che i fuggitivi si erano organizzati
per qualunque tipo di evenienza, facendo rimanere, con ogni
probabilità, un altro complice sulla strada provinciale. Gli
escavatori, dunque, erano quattro, di cui due muniti di motopala.
Tutti New Holland, modello W110B. Scrutati i mezzi per cercare di
risalire a qualche traccia, anche con l'ausilio della Polizia
scientifica, i poliziotti hanno notato che tutti i mezzi risultavano
privi di plafoniera, con i fili staccati. Anche il sistema acustico
della retromarcia è stato staccato a tutti i mezzi. Il primo
escavatore, poi aveva il cofano del motore posteriore destro aperto,
con inserito un grosso imbuto, e nelle immediate vicinanze, c'era una
tanica di 80 litri, ancora chiusa e piena di gasolio. Nel secondo
escavatore, invece, nel supporto aggancio della pala, c'era una corda
in nylon legata e tagliata. Tutti i mezzi, dopo i rilievi, sono stati
riconsegnati al responsabile della sicurezza della New Holland.</p>