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UFFICIO RECLAMI
Data pubblicazione: 20/10/2008 | CRONACA
Condannata a 7 anni, Simona D'Aquino. Il pm chiese 15 anni, concesse le attenuanti
La donna accusata di omicidio e tentato omicidio ha ricevuto uno sconto della pena per via di tutte le attenuanti generiche e per aver scelto il rito abbreviato. La sentenza è arrivata nel pomeriggio dopo tre ore di camera di consiglio.
<p><!-- @page { size: 21cm 29.7cm; margin: 2cm } P { margin-bottom: 0.21cm } --></p> <p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify"><strong>LECCE</strong> | Sette anni di reclusione per <strong>Anna Simona D'Aquino</strong>, 33 anni, di Casarano, madre del piccolo bimbo di 7 anni, che il 5 novembre del 2007, uccise la maestra d'asilo Iole Provenzano, anziana di 71 anni che fu colpita fino alla morte con dieci coltellate, mentre era nella sua abitazione, a Parabita, in via dei Mille, al civico 161, e stava andando in soccorso al marito, il sarto 80enne Luigi Compagnone. La donna quel giorno fu spinta a farsi giustizia da sola, per vendicare i presunti abusi sessuali che sarebbero stati inferti sul corpo del figlioletto di appena sette anni, che si recava di tanto in tanto l&igrave; per studio. La sentenza &egrave; arrivata nel pomeriggio dopo circa tre ore di camera di consiglio, dove il gup Nicola Lariccia ha deciso di dimezzare la pena che &egrave; stata invocata questa mattina dal pubblico ministero, il sostituto Maria Consolata Moschettini, durante la sua requisitoria in aula. I 15 anni da lei richiesti sono stati dimezzati dopo che le erano state riconosciute le attenuanti generiche e tenendo in preventivo la provocazione, ma senza tenere in considerazione le ragioni di ordine morale e sociale che l'avevano spinta a difendere il figlioletto di appena 7 anni. Il giudice ha disposto inoltre, l'interdizione perpetua dagli uffici, mentre si &egrave; riservato il diritto di stabilire in altro momento i danni per la parte civile, ordinando la distruzione dei quattro coltelli confiscati che furono sequestrati.</p> <p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify">&nbsp;</p> <p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify">Il penalista difensore, l'avvocato Luigi Corvaglia, durante il suo intervento dinanzi al giudice di questa mattina, aveva spiegato le ragioni di tanta violenza che la madre ha inferto alla maestra d'asilo e al presunto violentatore. Ci&ograve; che l'avrebbe spinta a intraprendere un gesto del genere, dunque sarebbe stato l'amore materno, ha spiegato l'avvocato, &laquo;un istinto dettato da un affetto sacro&raquo;. Anna Simona d'Aquino, di 33 anni, di Casarano, proprietaria di due negozi di abbigliamento nella cittadina, e che ora &egrave; incinta e aspetta un altro figlio, all'epoca dei fatti aveva ascoltato alcune &laquo;voci&raquo; che avrebbero fatto da campanello d'allarme. Per questo motivo, dunque, determinate informazione avrebbero poi trovato conferma dagli atteggiamenti del bimbo che pi&ugrave; volte si sarebbe chiuso in se stesso, rintanandosi nella sua stanza per dare sfogo a un disperato pianto, dando di volta in volta segni di scarso appetito. I racconti, poi riferiti alla madre, e le testimonianze, confermate all'interno di un incidente probatorio, spiegano che quando si recava all'interno di quella casa per studiare sarebbe stato avvicinato dal presunto violentatore, che dopo essersi denudato nella camera da letto, avrebbe spogliato anche il piccolino. Tutte accuse, quest'ultime, che solo il processo per pedofilia a carico di Compagnone potr&agrave; confermare o smentire.</p> <p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify">&nbsp;</p> <p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify">D'Aquino avrebbe agito dunque, sotto l'effetto dell'alcol, dopo aver bevuto una bottiglia di whisky prima di raggiungere quella che &egrave; stata denominata &laquo;la casa degli orrori&raquo;. Giunta a Parabita, con appresso quattro coltelli da cucina, la donna avrebbe cos&igrave; accusato Compagnone di aver agito nei confronti del suo piccolo figlio con le violenze sessuali. L'uomo avrebbe poi confermato quanto detto dalla madre sottolineando che al bimbo quelle presunte sevizie piacevano. &Egrave; a quel punto che la madre l'avrebbe colpito all'addome. Dieci fendenti che lo hanno lasciato riverso in una pozza di sangue. Anche Jole Provenzano, che nel frattempo aveva tentato di fermare l'ira della donna, fu vittima dei colpi che la lasciarono, per&ograve;, a terra e senza vita. I due corpi, uno sanguinante, e l'altro ormai privo d'ogni segno di vita furono ritrovati dal fratello di Iole, Giuseppe Provenzano (costituitosi poi parte offesa che aveva chiesto 100mila euro, la prima udienza il prossimo 14 febbraio), che dalla Svizzera aveva raggiunto nel frattempo Parabita per una piccola sosta. La donna fu bloccata e ascoltata dai carabinieri della compagnia di Casarano in localit&agrave; Lido Pizzo, a Gallipoli, mentre tentava di disfarsi dei coltelli. Intanto, la motivazione della sentenza, dei quali si ritengono soddisfatti i legali difensori della D'Aquino, <strong>Luigi Corvaglia</strong> e <strong>Francesca Conte</strong>, che aspettano di leggere le motivazioni della sentenza per poi procedere in Appello arriver&agrave; tra circa novanta giorni. Corvaglia confida che la donna non dovr&agrave; passare altri anni in carcere.</p>
L'EDITORIALE
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