Data pubblicazione: 20/10/2008 | CRONACA
Attesa la sentenza per Simona D'Aquino, il pm nella requisitoria invoca 15 anni
Le accuse sono quelle di omicidio e tentato omicidio. La richiesta da parte della pubblica accusa è giunta dopo aver valutato tutte le attenuanti del caso, esclusa la premeditazione e per il fatto di aver scelto il rito alternativo.
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<p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify"><strong>LECCE</strong> | È
giunto alla fine il processo a carico di Anna Simona D'Aquino, la
donna 33enne di Casarano proprietaria di due negozi d'abbigliamento,
che lo scorso 5 novembre si recò a Parabita, al civico 161 di
via dei Mille, nell'abitazione di Jole Provenzano di 71 anni e di
Luigi Compagnoni, sarto di 80 anni. Compagnone fu ridotto in fin di
vita per una giustizia che la donna si sarebbe fatta da sola, per
presunti abusi che l'uomo avrebbe commesso nei confronti del
figlioletto. Il raptus di follia sarebbe stato lo scatto da parte
della donna per far giustizia al figlio di 7 anni, vittima di
presunti abusi sessuali. Le violenze sarebbero state inferte dal
sarto Compagnoni, che attualmente è sotto processo. È
di questa mattina la requisitoria del pubblico ministero, il
sostituto procuratore Maria Consolata Moschettini, che ha chiesto 15
anni di carcere per la madre dinanzi al gup Nicola Lariccia con le
accuse di omicidio e tentato omicidio. Il pubblico ministero dopo
aver ascoltato il racconto in lacrime del bimbo, ha ritenuto di dover
attuare gli sconti di pena sia per aver scelto il rito abbreviato,
sia perché al momento è stata esclusa la premeditazione
e sulla base della valutazione di tutte le attenuanti generiche. Dopo
la parola del pubblico ministero nell'aula del quarto piano della
sezione penale della Procura della Repubblica del Tribunale di Lecce,
ha preso la parola anche il legale della donna, l'avvocato penalista
Luigi Corvaglia, che la difende insieme all'avvocatessa Francesca
Conte che hanno sottolineato come la madre abbia agito per amore del
suo piccolo figlio, ormai segnati dai presunti abusi sessuali. Il gup
subito dopo ha dato il via a una lunga camera di consiglio, in attesa
della sentenza finale che potrebbe arrivare nel pomeriggio, alla fine
di un lungo appendice. Simona D'Aquino, 33enne di Casarano,
attualmente è in attesa di un bambino, e si trova sotto il
provvedimento degli arresti domiciliari dopo aver passato circa un
mese in carcere.</p>
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<p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify">All'epoca dei fatti la
donna fu fermata e interrogata dai carabinieri di Casarano dopo che,
presumibilmente aveva ascoltato alcune voci giorni prima sul «conto»
del sarto. Voci «particolari» che avrebbero poi trovato
conferma nell'atteggiamento del bimbo, che si sarebbe rinchiuso più
volte in lacrime nella sua stanza e che spesso avrebbe manifestato
scarso appetito. Quel pomeriggio, stando alla cronaca dell'epoca, la
donna sarebbe andata dal sarto per chiedere spiegazioni agendo solo
dopo un raptus che le avrebbe fatto perdere i lumi. Dopo avergli
gridato accuse particolari, cioè di essere un pedofilo
(Compagnoni attualmente è sotto processo per pedofilia), la
madre avrebbe agito con l'ausilio di quattro coltelli, dopo essersi
recata a Parabita. La madre lo avrebbe accoltellato all'addome, e poi
l'uomo è stato accmpagnato in ospedale, al «Ferrari»
di Casarano, in condizioni gravissime. Subito dopo il fatto, la donna
si sarebbe recata a Lido Pizzo per disfarsi dei coltelli, per poi
fare rientro a casa. Prima di andare via dalla casa ci sarebbe anche
stata una colluttazione con la moglie dell'uomo, Iole Provenzano,
ferita a morte. Luigi Compagnoni, barcollante, è stato trovato
che perdeva sangue all'altezza della milza.</p>