Data pubblicazione: 20/10/2008 | CRONACA
Altri tredici immigrati iracheni sono giunti la scorsa notte nel Salento
Lecce. Dopo l’ultimo sbarco dello scorso 3 ottobre, nella serata di ieri alcuni passanti, notando 13 clandestini che vagano in città, hanno chiesto soccorso al 113. Gli extracomunitari sono stati trasportati presso la questura per l’identificazione.
<p style="text-align: justify;"><strong>LECCE</strong> | Sarebbero giunti nel Salento senza meta, gli extracomunitari notati intorno a mezzanotte da alcuni passanti che hanno subito chiamato il 113. Alcune persone, esattamente tredici uomini, vagavano senza meta e con serie difficoltà di orientamento, su viale Giovanni Paolo II, zona periferica della città, dove è situato lo stadio «Via del Mare». I passanti, preoccupati per le loro condizioni, hanno chiamato gli agenti che sono intervenuti prestando soccorso in notte fonda. Quando sul posto sono giunte le pattuglie, gli agenti hanno cercato di verificare l’identità degli extracomunitari. A quanto è dato sapere, sembrerebbe che i tredici sarebbero sbarcati in serata sul litorale adriatico, si tratta di clandestini iracheni e di etnia curda, tutte persone adulte, nessun minorenne tra loro. Non è dato per certo che siano arrivati con un gommone, questo è ancora al vaglio degli agenti che, subito dopo, hanno trasportati i clandestini presso l’ufficio immigrazioni della questura di Lecce, per accertarne la causa e i mezzi utilizzati per giungere nel Salento. Non è la prima volta che accadono fatti nel genere nel nostro territorio, lo scorso 3 ottobre, altri tredici clandestini, provenienti dall'Iraq, sono stati bloccati ed identificati sul tratto di costa tra Tiggiano e Gagliano del Capo. Sarebbero giunti in Italia probabilmente per cercare lavoro, in una terra che, come si sa, guardandola alla tv, promette sempre grandi cose. Forse, anche in questo caso, il motivo è sempre lo stesso. La loro provenienza sembrerebbe essere irachena, dato che non conoscono la nostra lingua, né quella inglese, che comporterà un ostacolo per il riconoscimento, tanto da chiedere aiuto ad un interprete della lingua.</p>