Agricoltura per negati (La guida alla portata di tutti)
di
01/05/2009
Il laboratorio di scrittura e il potere delle parole
Il laboratorio di scrittura e il potere delle parole
di Antonio Bruno
Come va? Tutto bene? Nessuno di voi ha avuto una giornata pesante? Non c'è nessuno che si lamenta? Bene significa che avete un buon motivo per stare a leggere quello che scrivo. Io parto dal presupposto che la scrittura è legata alle reti neurali e che noi che scriviamo abbiamo l'obiettivo di descrivere noi stessi per narrare o per confrontarci. Chi scrive ha avuto delle vicissitudini nella vita che l'ha portato a occuparsi di se stesso e quindi sceglie la comunicazione che sia efficiente e arrivi alle altre persone come modo di stare in mezzo agli altri.
Naturalmente c'è la necessità di osservare i propri stati d'animo, di capirli per poterli poi descrivere. Ma molti non riescono a osservare il proprio stato d'animo per poterne scrivere, molti ne vengono semplicemente travolti. Chi riesce a osservare i propri stati d'animo inevitabilmente elabora la risposta più adeguata all'evento che ha determinato la sua malinconia, la sua rabbia, la sua felicità e serenità.
Scrivere e comunicare i propri stati d'animo consente di ottenere la padronanza di se che determina la serenità per più tempo come stato d'animo predominante.
Tu! Si dico proprio a te che mi stai leggendo quando hai l'ansia, il rancore o il risentimento ti senti bene? Oppure vorresti starci per il meno tempo possibile? Se ci stai per molto tempo ci stai male, ma come fare a starci per il minor tempo possibile?
Devi osservarli e descriverli, devi scriverli su un bel foglio di carta bianco perché se osserviamo il nostro stato d'animo, se tu osservi e descrivi il tuo stato d'animo riesci a capire come uscirne se si tratta di uno stato d'animo che ti fa stare male e come starci per più tempo possibile se è uno stato d'animo che ti da felicità e serenità.
Il fatto di descrivere il tuo stato d'animo, di narrarlo prima a te stesso e poi a chi voglia leggerlo ti mette in condizione di avere chiaro cosa stai provando adesso! Questo stesso fatto ti mette nelle condizioni di avere più opzioni per dare a questo stato d'animo una risposta adeguata. Seri motivato ad agire nella direzione dell'opzione più funzionale a farti stare bene per quanto più tempo possibile!
Scrivere significa impiegare meglio il proprio tempo infatti descrivere noi stessi ci mette nelle condizioni di una maggiore efficacia rispetto alla gestione delle cose da fare perché i nostri stati d'animo ci paralizzano e ci mettono in condizioni di non poter fare tutto quello che dovremmo fare nel tempo che abbiamo a disposizione.
Se scriviamo impariamo a ottenere la nostra felicità e serenità ma anche a gestire questo stato d'animo affinché sia presente per la maggior parte del tempo possibile nella nostra vita.
Il laboratorio di scrittura insegna a comunicare efficacemente prima con se stessi e poi anche con gli altri. Il laboratorio insegna ad essere efficienti nella comunicazione. Una comunicazione per essere ben riuscita deve ottenere dei risultati apprezzabili. Se tu racconti una barzelletta alla fine ti aspetti che la gente rida. Se la gente non ride la tua comunicazione della barzelletta non ha raggiunto l'obiettivo che ti eri prefisso e che era nella natura della barzelletta.
Capisci? Se scrivi nel laboratorio di scrittura hai una comunicazione efficace con te stesso e con gli altri e ottieni gli obiettivi che ti eri prefisso.
Sono stato a una conferenza di un bravo signore che sin proponeva come maestro di spiritualità, diceva che aveva raggiunto livelli altissimi e questo signore santo mentre parlava ha cominciato a sentire il vagito del bambino di una signora giovane che era venuto ad ascoltare le illuminanti parole di un uomo santo. Il nostro santo dopo un po' ha gridato “PER FAVORE SILENZIO IN SALA!” e diceva di aver raggiunto la santità!
Se tu hai raggiunto la spiritualità accogli gli altri, sei amorevole con gli altri, non ti metti in allarme appena c'è il vagito di un bimbo!
Ogni giorno è un' avventura eppure non tutti i giorni è così. Perché, secondo te non tutti i giorni sono così?
Perché alcuni giorni ti alzi e ti trascini per arrivare esausto/a alla fine della giornata, frustrato e pieno di rabbia a rancore contro tutto e tutti? Perché? Te lo sei mai chiesto?
Perché invece altri giorni ti ritrovi a sera che il tempo è volato come se fosse passato appena un secondo da quando ti sei alzato? Perché?
La scrittura aiuta a motivare e a motivarsi ogni mattina per avere i migliori stati d'animo. Ma da cosa dipende la felicità o la difficoltà?
Tutti potremmo avere stati d'animo belli ma mancano le informazioni oppure abbiamo informazioni diverse da quelle che ci mettono nelle condizioni di stare bene. Questye informazioni determinano i nostri stati d'animo.
Il laboratorio di scrittura è una metodologia di lettura dell'esperienza, particolarmente attenta allo "studio della struttura dell'esperienza soggettiva" . Praticandolo si ha l'obiettivo di comprendere "come" le persone riescono a fare quel che fanno, con particolare attenzione alle modalità con cui le persone fanno ciò che ci interessa. Quindi, tre termini sono importanti: analizzare, imparare e modellare, cioè copiare e in maniera migliore.
La ricerca del Laboratorio di scrittura si focalizza quindi sulle risorse messe in campo dal “modello comportamentale” allo studio per raggiungere un determinato obbiettivo ed al successivo “modellamento” su noi stessi di esse, per raggiungere il medesimo.
Ognuno di noi vive una realtà soggettiva e questo è possibile riscontrarlo perché abbiamo opinioni diverse rispetto alla stessa realtà. Ma io e te vediamo diversamente la realtà perché abbiamo informazioni diverse che ci fanno formare opinioni diverse.
La tua felicità op infelicità è frutto delle diverse informazioni che hai.
Fatti una domanda: cos'è funzionale per l'ottenimento dei miei obiettivi? Tu hai la capacità di rispondere efficacemente e di assumerti le tue responsabilità ma non sempre è facile.
Con il laboratorio di scrittura puoi dare una svolta e impedire che il passato ti paralizzi.
Per farlo devi modificare le parole che usi per narrare la realtà! Le parole sono potenti! Per capire questo devi sapere che il nostro sistema nervoso è un filtro perché alcune cose le percepisce altre invece no quindi il nostro sistema nervoso distorce e cancella lacune porzioni di realtà.
Nel laboratorio di scrittura ti chiederai se quello che hai scritto ti serve, se le parole che hai usato sono funzionali a mantenere per più tempo possibile la felicità e la serenità nella tua vita.
Le parole che usi inducono il tuo stato d'animo che determina la percezione della realtà e di conseguenza il tuo comportamento.
Le parole rappresentano la nostra esperienza a noi stessi e agli altri e la incorniciano.
Il forum per la Pace nel Mediterraneo e l'Agenzia per la Promozione dei Giovano finalizzano il Laboratorio di scrittura ai temi della pace per l'ottenimento prima della pace in noi stessi.
I laboratori sono tenuti dalla Scrittrice amica del Forum per la Pace nel Mediterraneo Laura Madonna Indellicati e i prossimi appuntamenti sono presso la Riserva naturale delle Cesine il giorno 7 Maggio 2009 alle ore 16.00 con partenza dalla Piazza del castello di Acaya e il 21 Maggio a Galatina (LE) percorrendo la Via della Taranta per poi effettuare il laboratorio in una sala nel Palazzo della Cultura (un ex convento dei domenicani che contiene, il Museo Cavoti, la Biblioteca Siciliani, l'Università Popolare, la Mediateca, il Centro Progetto Giovani, l'archivio storico, l'archivio notarile, due sale conferenze, e fra poco la pinacoteca, un teatrino e una sala di registrazione).
La sala per noi, non è niente di speciale, ma l'unica disponibile per adesso di quella grandezza (media).
Vi aspettiamo numerosi.
24/04/2009
La sua cravatta per anni si annodava da sola

La sua cravatta per anni si annodava da sola
di Antonio Bruno


Vado alla riunione di condominio e lo sento parlare della curiosità di sapere perché la sua presenza giù da noi non risulta entusiasmante per tutti ma fonte di continui lamenti. Poi accade di vederlo circolare in questa San Cesario di Lecce, la domenica mattina con i giornali che occupano le mani.
Sentire dire di lui che tra i fili delle parole si accendono scintille che riportano all'infanzia mi intriga. E' accaduto stasera 24 aprile 2009 e ho poi letto che nel Foyer del Politeama di Lecce, Giovanni Pellegrino ed Elisabetta Liguori presentavano il libro di Piero Manni “Il prete grasso” (Manni). Al posto del senatore Pellegrino c'era Antonio Errico (scrittore e dirigente scolastico) e le scintille le ha citate lui.
Sul prete grasso che popolava le nostre Chiese di un tempo c'è la frase che campeggia sulla copertina del libro di Piero Manni, copertina che non poteva che essere rigorosamente ROSSA “Andavano in seminario, i bambini, che sembravano manici di scopa smagroliti nelle tonache troppo larghe, a crescenza, che poi gli si stringevano addosso, e le ragazze se li mangiavano con gli occhi e si giustificavano che era l'attrazione per la religione.”
Mi ha fatto gustare un Piero Manni per me inedito Gisella Centonze che appena ho scritto il suo nome mi è apparsa.
E' stanca e mi ha salutato per andare a nanna.
Detto quello che ho sentito dai due presentatori Liguori ed Errico preferisco narrarvi di Piero Manni, delle parole che ha detto lui stasera.
Legge quello che ha scritto in quel suo libricino dalla copertina rossa, legge i frammenti che non ricorda nemmeno più in quale anno abbia scritto, è sicuro che adesso che l'ha pubblicato non gli appartenga più quel chicco nato per essere letto in treno, come se uno in treno non abbia meglio da fare che leggere.
Dice dei sessantenni che hanno molto da narrare e poco tempo per farlo e non imita l'artigiano che invece affida all'astuzia dell'allievo la capacità di carpirne la tecnica e il mestiere. Un vecchio ha un mondo da raccontare ai giovani.
Poi parla della sua cravatta che per anni si annodava da sola, senza che lui se ne prendesse cura, addirittura senza che lui se ne interessasse.
Poi tutto triste ci narra di quel giorno che la cravatta non si annodò più e dovette farlo lui, il nostro Piero Manni, dopo anni, eccolo a doversi cimentare nel ricordo dei gesti necessari per raggiungere l'agognato nodo.
Si lamenta!
Pensate che gli è accaduto che per annodare la sua cravatta ha dovuto mettere attenzione, l'ha dovuto fare consapevolmente privandosi dell'immaginazione a cui si attardava prima, immaginazione che gli consentiva di continuare a stare dappertutto meno che dove stava in quel momento che poi era quello dell'annodare io nodo della cravatta davanti allo specchio.
La meccanicità, nei frammenti di Piero Manni, è funzionale al controllo della realtà, senza di essa ecco che la realtà necessita di attenzione e la mente non può prendere la tangente verso voli improbabili fatti da ricordi che comunque non sono più qui o da aneliti che ancora devono venire.
La discontinuità è un errore per Piero Manni, infatti afferma che quando si rompe il meccanismo fai più fatica e, come dicono gli avvocati, vi è di più, scompare la fiducia in se stessi e nella capacità che hai del controllo della realtà. Davvero interessante questo riferire da parte di Piero Manni ciò che appare condiviso da parecchi, anche se io non condivido alcunché, perché ciò che per Manni è una terribile disgrazia, per me rappresenta l'unica finestra che si apre per consentirti di uscire dalla prigione.
Ma queste sono opinioni, che volete che siano?
Sono solo misere opinioni che assumono rilevanza solo perché tutti sappiamo che ciò che è scritto non è più di chi lo scrive ma una volta pubblicato è di tutti, ed è per questo che lo scritto di Piero Manni diviene anche mio attraverso queste povere parole.
Eccoli i ricordi, le more infilzate nello spiedo ricavato da un filo d'erba, i pipistrelli che loro, ragazzi dei tempi bui e magri del Prete Grasso, cercavano di colpire con le canne e poi eccolo il dialetto che appare “lu rusciu te lu ientu e te lu mare”
Si lamenta di non aver mai scritto un romanzo.
Poi delle immagini. Quelle delle vacanze a Castro in una piccola casetta sugli scogli. I ricordi di un pescatore e del pesce che Piero Manni puliva sugli scogli, e quelle vespe che Manni lasciava sulle sue mani convinto che mai l'avrebbero punto, perché avrebbero poi ottenuto la loro morte, ma tale morte per la perdita dell'apparato boccale è delle api e non delle Vespe, che se avessero punto il nostro amico Piero sarebbero sopravvissute per poterlo pungere ancora e poi una volta ancora all'infinito punture che in altri ambiti potrebbero risultare fatali se fatte a chi ha intolleranze alle punture delle Vespe e delle api.
Ma Piero Manni riferisce che la sua calma e i movimenti mai bruschi nella pulizia del pesce l'hanno difeso e mai ha subito l'onta della puntura di quegli insetti.
E' preoccupato Piero Manni per la mancanza di trasmissione della cultura tra le generazioni e teme un ritorno alle caverne con uomini che anche se primitivi posseggono meno equilibrio dato l'evidente progresso a cui siamo stati sottoposti.
Piero Manni ha tentato di parlare del Salento come terra che è su un pianeta, sul nostro pianeta. Piero Manni conclude e che quell'immagine del Prete Grasso che governava i nostri paesi insieme al Farmacista, quell'immagine che non rimpiange e di cui non ha nostalgia (in questo mi sento molto vicino a lui e condivido pienamente) quell'immagine del Prete Grasso che l'ha segnato per sempre

19/04/2009
Io avrei potuto giurarlo sulla sua testa, quella era una Fata.
Io avrei potuto giurarlo sulla sua testa, quella era una Fata.
di Antonio Bruno



Il 18 aprile 2009 è tornato a Lecce, presso il Teatro Politeama Greco, il Galà di Beneficenza per Cuoreamico. Una serata tutta all'insegna della beneficenza, dell'aiuto ai bambini del Salento. La scusa è quella di stare in un teatro ma la sostanza è rappresentata dalla contribuzione a Cuore Amico. Ieri sera mi hanno colpito tre persone. La prima è la Signora Jacqueline Adames, avvenente conduttrice televisiva, la seconda è sua figlia Vittoria ed infine ultima non per importanza la Dott.ssa Gina Pennetta.
Cominciamo proprio da quest'ultima che ha riferito che un Onorevole della nostra provincia si è rifiutato di contribuire alla causa di Cuore amico. Poi in maniera spumeggiante è riuscita a ringraziare il foltissimo pubblico che ha gremito il Teatro Politeama Greco che lei stessa è stata in grado di mobilitare e far convenire in quel luogo.
Tanta gente che si muove da casa per l'azione di una donna sola è un evento di per se eccezionale e questo va segnalato.
Poi c'è la carissima amica Jacqueline Adames e la sua dolcissima Vittoria.
Jacqueline Adames è una donna che è madre premurosa, moglie perfetta e ospite squisita. Io sono davvero ammirato dalla grazia e dal garbo sincero e schietto di Jacqueline Adames. Una giornalista e donna di spettacolo in genere non annovera tra le sue caratteristiche la disponibile umiltà. Jacqueline Adames è di una disponibile umiltà che lascia senza fiato, che fa davvero ricredere tutti i dententori dei luoghi comuni sulle persone di spettacolo. Un esempio per tutti noi.
La star della serata è stata sicuramente Vittoria!
Vittoria è una bambina molto graziosa, dal viso giocondo e dolce, e indossava una abitino che sembrava fatto di petali di ciclamino cuciti con raggi di luna. Alle spalle per quanto è delicata sembrava brillassero delle alette di rugiada, dalle forme sinuose. Io avrei potuto giurarlo sulla sua testa, quella era una Fata.
Vittoria, è la dolcissima e bellissima bambina figlia di Jacqueline Adames.
Per me questa ragazzina ha un vero talento e una voce unica; dovete sentirla come ha presentato ieri lo spettacolo!
Ascoltando Vittoria nasce un desiderio di amore, con quegli occhioni grandi grandi che fanno percepire la dolcezza di coccolare qualcuno, la voglia di semplicità e gioia. Ecco cosa rappresenta questa piccola.
Davvero tre donne eccezionali!
17/04/2009
Ho sentito parlare della cibernetica dell'io del sé, del me, dell'altro.
Lo schermo che ci da l'immagine tridimensionale di noi stessi immersi nella realtà.
di Antonio Bruno

Io e l'altro è di fatto il tema del doppio è tra i più sfruttati nella letteratura: tanto per dire, Sosia è il personaggio di una commedia di Plauto.
Il mio mondo è stato sempre rappresentato come la relazione tra Noi (io e l'Altro). Ho sentito parlare della cibernetica dell'io del sé, del me, dell'altro.
Questa impostazione è priva di significato, priva di senso.
Ci vuole questa immagine per riuscire a capire tutto il resto. Leggete attentamente. Io se guardo te per forza di cosa, per come è costruito il senso della vista, vedo te che hai la faccia davanti allo schermo ma non mi vedo. Insomma io sono l'osservatore e tu sei l'oggetto della mia osservazione. (ti senti osservato? Bene, sono riuscito a rendere l'idea!). Adesso immagino che io riesca a vedere me stesso mentre ti osservo. Metti che ci sia una Camera che riprende me e te nell'atto di osservarci uno di fronte all'altro e con lo schermo del computer davanti ai nostri occhi da cui osserviamo l'iquadratura della telecamera, ciò è il modo di percepire questa realtà che io osservi me stesso e te mentre abbiamo una relazione.
Rifletti, come faccio io ….. mmmmmmmhhhhhhhh…….mmmmmmmmhhhhhhhhhhh
Che percepisci? Uno sguardo in grado di vedere la realtà con te dentro e quindi la capacità di osservare il tutto da un punto di vista esterno a me, esterno a te. Immagina che il tutto sia in 3D, che sia tridimensionale!
Ora immagina di avere davanti a te lo schermo con l'inquadratura di te stesso che cammini, parli con i colleghi, fai l'amore, vai in bagno e tutto quello che combini ogni giorno. Tu che ti osservi ma che ti osservi nella realtà costituita da quanto ti circonda con te dentro.
Lo so! Ho capito! Mi chiedi cosa cambia? Se non sei riuscito a immaginare la scena non cambia nulla! Ma se invece questa nuova modalità di osservare comincia a far parte di te ecco che tutto d'un botto cambia tutto.
C'è innanzitutto un paradosso. Ovvero quello dell'identità. Qual'è il senso di questo senso? Identico significa uguale a se stesso. Ma Niklas Luhmann il maestro di un uomo buono, il maestro del Prof. Raffaele De Giorgi gli ha rivelato che identità e mettere distanza tra te e l'altro. E' dire che ci sono delle differenze. E affermando questo di fatto con la mano e il braccio teso spingi l'altro lontano da te.
Come quando ammettiamo che è bene parlare con gli extracomunitari, si è vero parliamo con i cinesi, ma io sono italiano e tu sei cinese. E' una forma di esclusione partendo da un concetto spaziale, da un recinto chiamato confine che chiude un territorio e distingue chi è dentro al territorio da chi è fuori. Esclusioni, che comportano violenze perché comincia a venir fuori il discorso che se vuoi stare nel recinto devi fare questo e non devi fare quest'altro.
Depredano, trucidano, rubano e questo lo chiamano col nome falso di impero; hanno fatto un deserto e lo hanno chiamato pace. » (Tacito, Vita di Agricola). Ricordate? E' violenza allo stato puro. Come l'insensatezza della circolazione dei Valori che diventa violenza.
Punti di vista, solo punti di vista. C'è un concetto di Salute e tante Malattie. Capovolgi: c'è la Malattia e tante forme di salute.
Come la storia dei diritti umani. Ma l'umanità nasconde solo la violenza e i diritti umani sono enormi abissi di vuotezze riempiti dal livello di civilizzazione. I diritti umani non rappresentano una garanzia ma è una costruzione degli uomini. Infatti rendiamo l'uomo libero per renderlo imputabile, proprietario per applicare il diritto di proprietà. Sano di mente per poter dichiararlo pazzo. Il problema centrale è l'idea dell'uomo, l'idea dell'altro. Il problema è la questione del senso del senso.
Il problema della semantica e della ricerca di questo senso. E poi come estinguere un problema di eguaglianza tra uomo e donna quando già ponendo il problema stabiliamo continuamente la disuguaglianza tra uomo e donna. Infatti se la disuguaglianza non ci fosse allora non ci sarebbe il problema. Perché diciamo che c'è il concetto di uomo e tutte gli altri concetti sono di donne e non diciamo che c'è il concetto di donna e poi tanti modi di essere uomo.
Capovolgiamo e osserviamo dallo schermo che ci da l'immagine tridimensionale di noi che ci relazioniamo con la realtà.
Le mode, quelle di dire che bisogna fare sistema, qualunque sia il discorso immediatamente qualcuno afferma che si, va bene, ma bisogna fare sistema. Cosa che puntualmente non fa nessuno. Mode! Come quella della riunione di politici e della seguente dichiarazione che dopo una riunione di 7 ore si era arrivati alla conclusione che Ognuno doveva prendersi la sua responsabilità. Come se ci fosse qualcuno disponibile a prendersela! Balle! Mode!
Guardiamoci, osserviamoci immersi in questo mondo e se lo facciamo con una certa regolarità ecco che il concetto di identità, cittadinanza e diversità ci apparirà per quello che è, ovvero parole prive di significato e quindi di senso.
Grazie Maestro! Grazie per il regalo che mi hai fatto inaspettatamente oggi!
16/04/2009
In totale disaccordo sul futuro delle Cesine
In totale disaccordo sul futuro delle Cesine
di Antonio Bruno
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“Noi abbiamo il dovere di Noè ovvero quello di mettere in salvo la natura dall'impetuoso sviluppo della civiltà!”.
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Ieri 15 aprile 2009 sono stato alla Masseria delle “Cesine” una località in agro di Vernole (Lecce) per partecipare ai lavori della tavola rotonda avente per tema “Le Cesine patrimonio naturale del territorio salentino”.
Un giovane e paffuto direttore guida questa riserva naturale da due mesi e mezzo. Il nome del Direttore è Dott. Carmine Annichiarico non è di Vernole e nemmeno di Lecce. E' stato mandato qui dal WWF nazionale e dopo questo tempo ha deciso di organizzare una tavola rotonda dove sono presenti tutti gli attori che partecipano a vario titolo alla responsabilità delle “Cesine” per mettere in comune le risposte a una domanda: “Cosa possono essere le Cesine?”.
Il bravo e simpatico Direttore riferisce che hanno lavorato per due mesi e mezzo nel più assoluto silenzio, ci partecipa la notizia che i lavori di ristrutturazione della Masseria “Le Cesine”, che si stanno effettuando, saranno consegnati il 19 maggio 2009.
Poi ripropone le domande e lo fa nella qualità di rappresentante dell'Ente Gestore che è il WWF. Le domande sono rivolte agli attori convenuti per prendere parte ai lavori della Tavola Rotonda e sono:
Quale idea si deve avere della Riserva “Le Cesine”?
Quali sono gli altri attori che potrebbero essere interessati?
Quali sono le aspettative?
Il giovane Direttore riferisce che il WWF in qualità di Ente Gestore ha una vecchia convenzione con l'ERSAP, inoltre ci annuncia che ha aperto un ufficio del WWF nella Piazza di Vernole che ha come finalità quella di sensibilizzare la cittadinanza.
Spiega che la Spiaggia delle Cesine è del Comune e che ci si può fare il bagno. Comunica di aver ascoltato varie idee sulla Spiaggia ma che è certo che alla pulizia della stessa deve provvedere il Comune.
Detto questo hanno inizio gli interventi della Tavola Rotonda e prende la parola il Sindaco di Vernole Dott. Mario Mangione. Afferma che questa discussione rappresenta un punto di svolta, che è contento perché si inizia a discutere. Afferma che i cittadini di Vernole sono morti nelle Cesine quando era una zona malarica. Inoltre ricorda a tutti che i Vernolesi vivevano di pesca e di caccia.
Si esprime in dialetto per ricordare “LE COTE” che sarebbero le quote di terreno assegnate ai cittadini di Vernole per la coltivazione oppure i lavori “ALLU CANALE” che poi è il Canale “CAMPOLITANO” scavato dai Cittadini di Vernole per pulire l'area dalle acque delle paludi.
Il Sindaco di Vernole Dott. Mario Mangione volge poi lo sguardo alla Masseria “Le Cesine” che appena 30 – 40 anni fa era piena di bestiame e a testimoniarlo ci sono le batterie di mangiatoie. La Masseria oltre che essere luogo di lavoro era anche centro in cui gli allevatori si incontravano per gli scambi commerciali.
Il Sindaco di Vernole Dott. Mario Mangione afferma che adesso quest'area è valentissima dal punto di vista scientifico, e lo testimoniano il Prof. Marchiori e Medagli dell'Università del Salento, afferma inoltre che tale area è bella dal punto di vista ambientale e paesaggistico. Ricorda i posti che la caratterizzano come “Pantano Grande”, “Pantano Piccolo” e i vari laghetti presenti all'interno della Riserva.
E poi il Sindaco di Vernole Dott. Mario Mangione si affida a un immagine che manifesta la voglia di fruire di quei luoghi da parte dei suoi cittadini “In punta di piedi ma i Vernolesi vogliono entrarci!”.
Il Sindaco di Vernole Dott. Mario Mangione dice che insieme all'Università del Salento bisogna affrontare i guasti, come quello della Duna che si abbassa e del conseguente ingresso dell'acqua salata nei pantani salmastri. Il Sindaco di Vernole Dott. Mario Mangione poi si fa ardito affermando che “Le Cesine” non possono essere una Teca chiusa e che non si può vivere in contemplazione della Riserva!
Ci sono state varie polemiche ma secondo lui devono essere superate perché attraverso un programma attento i Cittadini di Vernole devono lavorare di concerto con il WWF.
Le Cesine rappresentano un luogo con equilibrio delicato e il mare, rompendo la Duna, è penetrato nel Pantano Grande. Questo fatto determina che il sistema salta.
Il Sindaco di Vernole Dott. Mario Mangione cita la Provincia di Lecce che ha fornito le risorse finanziarie e l'Ing. Antonio Pulli che dovrebbe risolvere tecnicamente il problema.
Il Sindaco di Vernole Dott. Mario Mangione continua la sua analisi affermando che l'accesso alle Cesine è un diritto primario dei cittadini di Vernole . Ricorda che Vernole con “Le Cesine” erano la cenerentola rispetto alle altre aree protette ma riconosce che adesso c'è un vento nuovo. In funzione di questa novità ecco che c'è la necessità di portare al tavolo della discussione le varie esigenze. Il Sindaco di Vernole Dott. Mario Mangione rappresenta le esigenze dei Cittadini che sono quelle di un vantaggio di lavoro e di immagine che intendono trarre dalle Cesine.
Il Sindaco di Vernole Dott. Mario Mangione porta come esempio l'imprenditore Mauro DELLA VALLE che dimostra il fatto che quando si ha una proposta credibile c'è la conseguente crescita della Comunità.
Prende di nuovo la parola il giovane direttore delle Cesine per ricordare un articolo apparso sulla Gazzetta del Mezzogiorno del 1971 scritto dal Dott. For. Raffaele Congedo in cui si riferì della mattanza di 1.500 folache ad opera dei cacciatori. Le parole di Raffaele Congedo in tema ambientale rappresentano un monito per tutti noi.
Interviene l'Assessore all'Ambiente della Provincia di Lecce Dott. Gianni Scognamillo per segnalare l'assegnazione al Comune di fondi regionali finalizzati alla salvaguardia del litorale e specificamente del cordone dunale delle Cesine.
I patrimoni che vanno salvaguardati pur essendo piccoli come dimensione sono grandi dal punto di vista della storia.
Le questioni ambientali si presentano sempre con la necessità di mettere insieme termini e valori che sono difficili da far convivere come lo sviluppo con la tutela e la crescita con la salvaguardia.
I parchi della Provincia di Lecce sono tutti costieri e stanno tutti lungo il profilo della Penisola Salentina e distanziati tra di loro.
La Provincia di Lecce attraverso l'Assessorato all'Ambiente ha formulato una proposta sia alla Regione Puglia che al Ministero dell'Ambiente per la elaborazione di un Progetto Sperimentale che realizzi UN SISTEMA DI RETI ECOLOGICHE. Tale progetto sarebbe l'inizio di uno sviluppo attivo per tutto il territorio. A questa proposta ha dato già il suo assenso la Regione Puglia.
In pratica si tratta di procedere alla costruzione di un sistema che faccia in modo che le diverse realtà vivano in sinergia tra di loro e con l'intero territorio.
L'area delle Cesine, afferma l'Assessore all'Ambiente della Provincia di Lecce Dott. Gianni Scognamillo, è interessante e la Comunità sente quest'area come facente parte della sua storia e in tal modo si tutela di fatto il luogo.
Tale affermazione dovrebbe far riflettere qualunque ente che intenda interessarsi di gestione territoriale laddove la popolazione deve essere sempre partecipe attivamente.
L'Assessore all'Ambiente della Provincia di Lecce Dott. Gianni Scognamillo riferisce che nei progetti di Area Vasta vi è una scheda di ampliamento e tutela della naturalità che riguarda la Riserva della Cesine.
Ricorda che la Provincia di Lecce è uno strumento di supporto e proprio per questo afferma che in tale ruolo si estrinseca la necessità di un Ente sovracomunale necessario a questo territorio che ha realtà comunali piccole che hanno necessità di coordinamento.
Fa l'esempio del parco di Otranto in cui i Comuni che sono gli Enti gestori hanno chiesto che la provincia di Lecce entrasse nel Consorzio.
L'Assessore all'Ambiente della Provincia di Lecce Dott. Gianni Scognamillo riferisce dei Piani dei Parchi e dei Piani paesaggistici di II Livello. Inoltre ricorda che il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale di Lecce (PTCP) definisce il Salento come Area Urbana in un Parco.
C'è la necessità di valorizzare il Salento con un offerta turistica molto alta. Già durante la pausa pasquale gli imprenditori degli stabilimenti balneari hanno chiesto di far partire la stagione.
L'Assessore all'Ambiente della Provincia di Lecce Dott. Gianni Scognamillo afferma che nel Salento è improponibile il modello emiliano dell'industria della balneazione ma che invece è auspicabile che prenda piede un turismo di qualità come quello proposto nel PUG di Carpignano Salentino che prevede uno sviluppo proprio collegato alla circostanza di essere a ridosso del Parco di Otranto.
Prende la parola il Comandate del Corpo Forestale dello Stato di Lecce Dott. Mario Mazzeo per ricordare che alle spalle ci sono 30 anni di discussione sull'argomento di come si debbano fruire le Cesine. Per quanto riguarda la sua veste di rappresentante del Corpo Forestale dello Stato lui ha il compito di far rispettare la legge poiché la forestale è un organo di tutela.
Cita il discorso fatto ai giovani nel 1971 dal suo predecessore Dott. For. Raffaele Congedo “Noi abbiamo il dovere di Noè ovvero quello di mettere in salvo la natura dall'impetuoso sviluppo della civiltà!”.
Per quanto riguarda la bonifica delle Paludi di Vernole e quindi anche di quella delle Cesine ricorda che l'Opera fu affidata alla BONIFICA FERRARESE che realizzò anche le strade che vanno verso il mare e che solo le maestranze di tali lavori furono rappresentate dai cittadini di Vernole.
Ricorda che la superficie della Riserva è di circa 600 ettari e che l'entroterra rappresenta la zona coltivata a ridosso delle Cesine da dove arrivano gli incendi.
A Est c'è il mare a sud la strada bianca e a nord la strada del pesce. A lui le Cesine appaiono un fortino da espugnare più che un bene da tutelare.
Inoltre afferma che gli interessi economici e turistici stridono con quelli naturalistici e che quindi a suo avviso non si possono fare tutte e due le cose.
Nella fruizione della Natura non può prevedersi un turismo di massa, secondo il Dott. Mario Mazzeo tale fruizione prevede la compatibilità e la sostenibilità solo con un turismo colto.
Gli interventi che potrebbero valorizzare il territorio del Comune di Vernole dovrebbero riguardare il ripristino delle vie dell'olio e del vino attraverso il ripristino dei tratturi e delle “carratizze” (strade modellate dall'acqua piovana) rimuovendo l'asfalto di cui sono ricoperti. Inoltre si potrebbero recuperare le Torri Colombaie, quelle di avvistamento e le antiche masserie.
Nel 2000 il premio nobel Paul Crutzen , insieme a Eugene Stoermer , ha coniato il termine antropocene per designare la nuova era in cui è entrato il pianeta terra da quando homo sapiens ha iniziato ad alterarne in modo significativo la superficie ecco perché è necessaria una salvaguardia attenta e puntuale.
E' intervenuto Piero Medagli dell'Università del Salento per riferire di un suo Studio sulle Cesine dove ha scritto di aver censito 400 specie vegetali nella riserva di cui alcune a rischio estinzione. Racconta dell'Orchidea Periploca Greca che un incendio distrusse completamente e della circostanza che aveva fatto si che l'Università avesse raccolto dei semi e da questi semi avevano ottenuto delle Piante che hanno riportato nelle Cesine, nel 1999 – 2000 questo rappresentò la reintroduzione in situ di una Pianta estinta.
Piero Medagli afferma che vi sono delle problematiche che bisogna affrontare di concerto come quella della salinizzazione dei pantani che modifica la flora e la fauna.
Poi apre il doloroso capitolo della Cannuccia di Palude (Phragmites australis) una pianta erbacea perenne della famiglia delle Poaceae. È l'unica specie del genere Phragmites. È una specie erbacea perenne, rizomatosa; può raggiungere anche i 4 metri di altezza. Questa pianta a tutti nota tende a chiudere gli specchi d'acqua. In tal modo scompare la possibilità di ospitare specie faunistiche e tra queste i Tritoni. Poi tale Cannuccia di palude ha fatto scomparire l'URTICULARIA che costituisce il genere più grande di piante carnivore, vi appartengono infatti circa 215 specie che vivono in acque dolci o in suoli saturi di acqua di tutti i continenti eccetto l'Antartide. Questa pianta carnivora è presente a Fontanelle, nelle Cesine e a Lago salso, ma per la cannuccia rischia di scomparire dalle Cesine infatti le canne hanno invaso e la pianta è scomparsa.
Inoltre i cambiamenti climatici in atto hanno favorito le PIANTE ALIENE come l'Acacia che sta diventando invasiva, o la canna domestica (Arundo donax) di origine asiatica che sta causando popolamenti densi monospecifici.
Non essendo potuto venire il Dott. Giuseppe Mauro Ferro Alto Dirigente della Regione Puglia lo stesso ha delegato il Dott. Luigi Melissano dell'Area Sviluppo Rurale della Regione Puglia. Immediatamente il simpatico direttore delle Cesine si è affrettato a comunicare ai presenti che le autorizzazioni per la raccolta della legna alle Cesine andavano rivolte proprio al Dott. Luigi Melissano.
Di suo, invece, il Dott. Melissano ha subito esordito affermando che l'unico Parco che funziona bene nel Salento è quello di Porto selvaggio – Palude del capitano. Degli altri parchi esistono solo i nomi e forse qualche cartello che li delimita. Poi dice una cosa che potrebbe sembrare banale ma che ha avuto invece un effetto devastante. Il Dott. Luigi Melissano si dice consapevole che esistano delle situazioni straordinarie sulle quali intervenire ma afferma che non esista ancora chiarezza su chi deve fornire le risorse finanziarie per l'ordinarietà.
Fa un esempio. Entro il 15 giugno 2009 bisogna realizzare le fasce parafuoco per gli incendi, chiede se le si stiano facendo? Poi racconta che gli uccelli che dovrebbero trovare rifugio alle Cesine preferiscono gli stagni del depuratore che è dentro alle Cesine agli stagni delle Cesine.
Ci vogliono le risorse economiche e dice che bisogna necessariamente stabilire se devono essere pubbliche o private.
Quindi conclude affermando che vi è la necessità della ordinarietà degli interventi e il reperimento delle risorse finanziarie.
Interviene ancora una volta il simpatico e paffuto direttore delle Cesine che afferma che annualmente ricevono un finanziamento dal Ministero dell'Ambiente ed hanno solo quell'entrata. Uno dal pubblico ha chiesto a quanto ammontasse quell'entrata e il simpatico e sorridente direttore l'ha rimandato al Ministero dell'Ambiente per farselo dire. Io ho tentato di fare una ricerca su Internet ma sinceramente non ho trovato nulla.
Inoltre c'è il vincolo della durata del contratto che non consente di fare progetti per essere finanziati in quanto bisogna avere la disponibilità del bene.
E' poi intervenuto il Dott. Michele Loffredo Dirigente del Demanio Regionale. Ha subito precisato che la Regione non gestisce il suo demanio ma che la stessa delega ad altri soggetti e soprattutto non usa i suoi beni per fare cassa ma per favorire la fruizione di un turismo colto. Ci racconta di suo nonno che era stato deportato in Germania in un campo di concentramento e che gli diceva che i tedeschi se sono soli camminano ma se sono in due marciano.
Bisogna che la costa che è una risorsa fragile sia utilizzata da un turismo sostenibile. I turisti di massa sono come le cavallette!
Cita il giovane imprenditore Mauro della Valle che ha un nuovo modo che impedisce l'uso rapace delle coste e l'avvento di Moli che non tengono conto delle unità fisiografiche.
Inoltre nota la presenza di un convitato di pietra rappresentato da quelli che mancano e che si interessano di ambiente.
Ricorda i Regi Tratturi, quelli della transumanza che partono tutti da Foggia, da un luogo fisico che si chiama Epitaffio. Un tratturo è una strada percorsa dalle greggi larga 111 metri e nel Salento c'è n'è uno che arriva a Porto Cesareo.
E' poi intervenuto il nuovo Presidente Regionale del WWF avvocato Antonio De Feo per rappresentare tutta la disponibilità del neo eletto consiglio del WWF Regionale.
Dopo questi interventi è intervenuto di nuovo il Sindaco di Vernole Dott. Mario Mangione che ha affermato il principio secondo cui il territorio appartiene a chi ci vive. Dice che fece spostare la statale per le Cesine. Lamenta che dei 9,5 chilometri di Spiaggia del Comune di Vernole solo 1,5 chilometri possono essere utilizzati dai cittadini.
Denuncia frangiflutti realizzati sul bagnasciuga, guasti alle dune e chiede se sia giusto che i Cittadini di Vernole debbano pagare la pulizia di 8 chilometri di spiaggia su cui poi non potranno farsi mai il bagno.
Ricorda che quando ha ottenuto i soldi per chiudere la statale 611, gli altri progetti presentati per Vernole non sono stati ammessi a finanziamento. Come Sindaco desidera uno sviluppo economico – turistico – naturalistico e propone di mettersi intorno a un tavolo per trovare una soluzione.
Dichiara che il WWF viene percepito come un estraneo dai Cittadini di Vernole, ricorda che non sono più i tempi del 1971 quando si uccisero 1500 folache e ricorda i racconti di caccia nelle Cesine che gli faceva suo nonno. Riconosce che il nuovo Direttore ha fatto delle aperture anche se dopo 2 mesi e mezzo di proposte non si arriva mai a una conclusione.
Interviene di nuovo l'Assessore all'Ambiente della Provincia di Lecce Dott. Gianni Scognamillo per riferire della scelta di cancellare il progetto della scellerata “circumsalentina” riportando le risorse alla messa in sicurezza della Provinciale 1 Lecce Melendugno con la realizzazione delle rotatorie.
Propone aree di sosta arretrate rispetto alla costa, con trasporti leggeri e non inquinanti come quelli elettrici, propone la priorità ai piani anti incendio nei parchi e riferisce che la Provincia di Lecce ha in animo di realizzare il portale dei Parchi in modo che il turismo si possa spalmare sul territorio.
Poi ricorda che il discorso sulle Masserie del Salento è strategico perché porterebbe a realizzare un albergo diffuso senza il bisogno di nuove costruzioni.
Ricorda ancora l'utilizzo della Posidonia oceanica (L.) per il ripascimento dei cordoni Dunali. Incita a fare Piani e progetti da sottoporre alla Provincia di Lecce poiché vi sono le risorse per costruire un progetto equilibrato per la tutela, salvaguardia e fruizione delle risorse Naturali.
Un ultima chicca è quella che la Legge sulla tutela e l'uso della costa prevede un Piano regionale delle Coste che vincola la formazione dei singoli piani comunali delle coste. Oltre ad aver scoperto che la costa pugliese non è come dicono tutti i testi di 840 chilometri ma di 970 chilometri abbiamo appreso che il Piano Comunale delle Coste prevede lo studio delle aree contermini sino al 3 –5 chilometri verso l'entroterra.
E' seguito un vivace dibattito dove le divisioni si sono rese ancora più evidenti. C'è ancora molta confusione ma speriamo che prossimamente ci si trovi intorno a un tavolo magari per mangiare prima qualcosa e poi, satolli, scambiare quattro chiacchiere amichevolmente per trovare finalmente l'armonia e una soluzione CONDIVISA per “Le Cesine”.
12/04/2009
“E bbene bella Pasca!” ovvero: ma è proprio vero che quest’anno Pasqua è bella?
“E bbene bella Pasca!” ovvero: ma è proprio vero che quest'anno Pasqua è bella?
di Antonio Bruno

Non avevo proprio considerato che dopo l'incontro con la mia Comunità avrei poi potuto fare la Pasqua. Non avevo considerato che mia moglie mi avrebbe detto che questa notte Santa l'avrebbe dedicata alla Veglia, all'attesa dell'evento intorno a cui ruota tutto quello che per me è importante ovvero la Resurrezione di Gesù.
Siamo partiti alle 22 e 15 da casa e abbiamo raggiunto “lu largu te lu Palazzu” (giuro! io preferisco questo modo che aveva mio nonno di chiamare la Piazza di San Cesario di Lecce a questo Garibaldi, assurdo e estraneo alla nostra tradizione, a cui non so chi, e non so quando, qualcuno ha voluto intitolare la Piazza. Mi sarebbe andato bene il paesanissimo Vincenzo Cepolla, ma Garibaldi non c'entra nulla con San Cesario di Lecce non ci ha messo mai piede, non ne ha mai sentito parlare e soprattutto non è di San Cesario di Lecce).
Ho lasciato mia moglie e mia figlia nei pressi della Chiesa Madre restaurata da poco grazie alla tenacia e determinazione dell'Arciprete Mons. Luigi (detto Gino) Scardino e stavo per allontanarmi dalla Piazza quando ho scorto, proprio nel largo che porta verso Via Duomo, un'automobile il cui conducente stava per mettere in moto con l'intenzione di lasciare libero uno splendido parcheggio accanto alla entrata secondaria della Chiesa.
E' il Segno certo che oggi, il mio posto, è qui! E dopo aver parcheggiato addirittura con il muso rivolto nella direzione della partenza ho raggiunto il Bar Scardino, qui la graziosa e gentile Marilù mi ha offerto di forza un caffè. Io volevo pagare ma lei non ha voluto sentire ragioni! Me l'ha offerto e basta!
Gli auguri di buona Pasqua a lei e alla famiglia le notizie dei mie amici che avevano optato per l'Ospedale Galateo e poi alla volta della Chiesa Madre.
Entrato ho fatto fatica a trovare le donne della mia famiglia, erano avanti, nei pressi dell'altare dei Duchi Marulli dove prendono posto i miei colleghi del coro, che ho frequentato per un anno sotto l'ala protettrice del Maestro Fabio De Pascalis, ma che non ho potuto più frequentare perché io non potevo assolutamente permettermi le prove e l'impegno che richiede il far parte di un coro.
Insomma dopo un po' ha avuto inizio la Veglia Pasquale.
I canti tutti belli, il coro molto preparato (forse ci vorrebbero più elementi) il risultato è stato di un modo per partecipare ancora di più a questa Veglia cantando insieme a loro, con loro, tutti i momenti che ci separavano dalla Resurrezione e poi anche quelli successivi.
Ho spiegato a mia figlia la Liturgia del fuoco ma per la verità è stato bravissimo Mons. Luigi (detto Gino) Scardino a spiegare tutto passo dopo passo, così come ha spiegato poi la liturgia della Parola, e a seguire la Liturgia Battesimale con un bel Bambino che non ha pianto quando ha avuto l'acqua in testa e infine la Liturgia Eucaristica.
Il problema è che ci vuole abitudine a gustare la celebrazione, è come un incontro con l'amante, non vedi l'ora che arrivi e dopo che ci sei stato per ore il tempo ti sembra che sia volato e, quando te ne vai, non vedi l'ora di rivederla ancora e poi ancora. Questo mi accade. Come dici? Che tu invece non vedi l'ora che finisca per andartene? Allora la tua amante non ti piace? E perché la vai a trovare? Sarebbe meglio per te dedicarti a qualche altra attività di tuo diletto. Perché di diletto vi sto narrando, di puro diletto, di gioia infinita, di gusto sublime. Ma anche per noi risulta incomprensibile la gara che fanno i giapponesi per magiare le cavallette fritte. Oppure la gustosa leccornia rappresentata per i francesi da un bel piatto di RANE fritte ( a Lequile in provincia di Lecce pare ci fossero i mangiatori di rane da cui e ciò portava noi di San Cesario di Lecce ad apostrofarli con un bel “mangia racali”)! Il fatto è che noi, le cavallette e le rane, non le mangiamo, non le gustiamo e se ce le propongono facciamo la faccia disgustata tanto da far rimanere male quei poveretti che ce le offrono.
La Veglia è finita alle 01.00 di oggi Domenica 12 aprile 2009 giorno di Pasqua del Signore.
Alla fine gli auguri. C'era Raffaele Capone che è il Leader dell'opposizione del mio paesello e c'era Salvatore Capone che è il Leader della maggioranza che guida il mio paesello. Io li ho salutati e ho dato gli auguri ad entrambi: sono tutti e due brave persone e entrambi hanno dei collaboratori onesti e competenti.
Infine siamo usciti dalla Chiesa e abbiamo raggiunto la nostra abitazione. Ho preso atto che mia figlia Sara ha chiesto di sapere ciò che stava accadendo, io gli ho detto quello che i sacerdoti e i catechisti mi hanno insegnato e mia moglie è rimasta soddisfatta della bella celebrazione dell'Arciprete!
Una annotazione circa quello che accadeva nel 1968 – 1969 in quella stessa chiesa. Io e i miei nonni andavamo a messa e mio nonno andava a destra (dove c'erano i maschi) mentre io che ero ancora bambino andavo con mia nonna a sinistra (dove c'erano le donne). Tutti ci portavamo la sedia (altrimenti rimanevi in piedi) e anche le altre persone arrivavano in chiesa provviste ognuna della propria sedia. Di questo si ricorda anche Delia che veniva da piccola con le sue zie e poi più grandicella con le amichette (quando veniva con le amichette rimaneva in piedi perché non si portava la sedia, si vergognava e poi, non se la portava nessuna, però ricorda che alla fine della Veglia si sentiva stanca anche se non riusciva a darsi una spiegazione di questa stanchezza).
A Pasqua si faceva la letterina che andava sotto il piatto di papà che lo stesso faceva finta di trovare sotto il piatto, poi ce la consegnava e noi piccoli (ebbene anche noi siamo stati bambini anche se non si direbbe) provvedevamo a leggerla in piedi su una sedia a tavola la Domenica a pranzo, quasi sempre nella prima pagina o c'era un ramo di pesco in fiore oppure un bell'uovo da cui veniva fuori la testa di un pulcino e le maestre o i maestri ci dettavano lettere e ci facevano fare promesse che sapevano benissimo non avremmo potuto mai mantenere come ad esempio quella di essere buoni.
Noi leggevamo la letterina e i nonni con i genitori ci davano 100 lire che erano una fortuna per noi che impiegavamo per acquistare fumetti!
Per Pasqua arrivavano anche gli abiti primaverili e allora, così come accade ora, fiorivano le piante selvatiche e gli alberi e la natura gridava la sua forza piena di vita.
Mia figlia ha vissuto con noi la Veglia Pasquale, e termino con le parole del Card. Ratzinger: "Cristo è risorto! L'irrevocabile è revocabile. La forza della trasformazione è presente. Orientiamo a essa la nostra vita!"
Ancora una volta auguri di una Pasqua di Pace e serenità!
11/04/2009
Narrazioni che zappano la terra dell’anima
Narrazioni che zappano la terra dell'anima
di Antonio Bruno
Inizio dalla fine perché l'incontro di ieri sera mi ha fatto ricordare la mia adolescenza fatta di Guelfi e Ghibellini di clericali e anticlericali. Siamo tornati in Piazza Garibaldi (che io amo chiamare “lu largu te lu Palazzu” che auspico presto divenga il nome di quel luogo) e abbiamo aspettato l'arrivo della Processione del Venerdì Santo che sarebbe poi terminata alla Chiesa dell'Immacolata che custodisce la statua della Madonna Addolorata.
Il mio amico mi ha ricordato le processioni degli anni 70, quando gli anticlericali buttavano per strada le PUNES (in Italiano è usato il termine PUNES per indicare le puntine utili nelle bacheche per l'affissione. Deriva dal francesismo punaise che appunto vuol dire 'puntina' Inoltre vi era una marca di puntine con il nome 'punes') gli uomini clericali a piedi scalzi dovevano soffrire! Poi mi ha ricordato anche l'utilizzo del BOSTIK qual mastice che veniva buttato a terra sperando che gli uomini scalzi ci inciampassero imbrattandosi di mastice i piedi!
Gli anticlericali di oggi non si espongono sino a questo punto, in genere scrivono contro i preti in giornaletti di paese dove sfogano tutta la rabbia di un'invidia derivata da rivalità mimetica violenta. La scrittura è meno pericolosa di una PUNES ma produce gli stressi effetti devastanti e dolorosi anche se noi siamo fondati sulla certezza che “Il male non prevarrà!”.
Le persone sono davvero coinvolte dalla processione del Venerdì Santo, le varie Congreghe sono tutte schierate, e le persone aspettano ai bordi delle strade oppure seguono la processione che scorre per le vie del Paese, mettono ceri e lampade sull'uscio delle loro case mentre accanto alla porta adornano la strada con le loro piante in vaso. Mi è rimasta l'immagine di una processione a Lecce nei pressi di Via San Domenico Savio con un prete che porta la croce e il sagrestano affianco e nessuno che li seguiva. Erano soli! Il prete, la croce e il sagrestano. E' diverso! Nelle città è diverso. Le parrocchie di periferia non riescono più a formare processioni.
In fondo la processione è una manifestazione di popolo. Solo che al posto degli striscioni c'è una statua che viene portata a spalle da uomini o donne per le vie della città. Niente striscioni. Solo un prete l'ha fatto! Don Salvatore Leopizzi ha messo un grande striscione sull'entrata della Chiesa dove ci ha scritto “SIAMO APERTI ANCHE LA DOMENICA” imitando i grandi ipermercati.
Penso che il clericalismo sia una resistenza forte e un ostacolo ancora più forte che impedisce a volte la comunicazione. Come con il Prof. Boero che, non c'era nulla da fare, non intendeva sentire ragioni da chi, secondo il suo pregiudizio, la ragione l'ha confinata in soffitta!
Eppure la ragione nessuno l'ha confinata, è solo la difesa dei privilegi che inquina qualunque relazione. Le prepotenze e le prevaricazioni del potere, da qualunque parte provengano, non ammettono ragioni e infatti il vecchio adagio recita “CONTRO LA FORZA LA RAGIONE NON VALE!”.
Con il prof. Boero che tentava di ripristinare una discussione sulla Teoria di Darwin circa l'evoluzione delle Specie c'era poco da discutere di Vangelo! Come fai a distogliere l'attenzione del prof. Boero dalla discussione con chi la pensa diversamente da lui e che lo fa anche indossando una tonaca? Che c'entra la tonaca con l'opinione della persona che l'indossa? Che c'entra la tonaca con il Vangelo e con il tentativo di metterlo in pratica nella propria vita?
Tu vuoi parlare d'amore, vuoi comunicare l'amore e ti trovi di fronte a persone che ti raccontano i loro litigi con uomini o donne con la tonaca o con quelli che pur non avendola sono, come sempre accade, “più realisti del Re!”. Ma che c'entra l'amore con questo?
Forse che tutti quelli che dicono di amare il ciclismo poi riescono ad andare in bicicletta? Oppure i milioni di spettatori del calcio sono tutti in grado di giocare una partita di pallone?
Davvero non capisco.
Portiamo le bambine con noi alla processione. C'è la banda con la struggente musica funebre, c'è il Sindaco con la fascia e l'assessore, c'è tutta la schiera di Parroci e loro collaboratori. Quest'anno non ho visto don Giuseppe Tondo, non c'era alla processione, sin da bambino sono stato abituato a vederlo lui e il suo compagno di studi don Oronzo Margiotta a cui va il mio pensiero e la mia preghiera.
Siamo arrivati sino al calvario, tutti i paesi hanno proposto un luogo all'esterno del centro urbano dove c'è la croce tutto l'anno, un calvario dove andiamo a inchiodare Gesù ogni giorno, tutti noi, sempre, senza sosta, fino alla fine dei tempi.
Ci siamo fermati ad ascoltare le parole di Mons. Gino Scardino, il nostro Arciprete. Parole che tentano percorsi, che desiderano germinare ma che, come il seme della parabola, cadono sulla strada, oppure sul terreno poco profondo oppure su un terreno fertile.
Parole che desiderano geminare, che vogliono partecipare nel corpo e motivare la Tua vita.
Come quelle delle nostre figlie che ci chiedevano cosa significassero martello, tenaglia, gallo, corda, scale ecc. sulla croce che era portata in testa alla processione.
E noi gli abbiamo narrato quegli oggetti, e loro hanno ascoltato la nostra narrazione. Nessun prete con la tonaca può sostituirsi a me, che sono il padre di mia figlia, nella narrazione della fede e quindi, le parole di Mons. Gino Scardino se non sono precedute dalla narrazione del genitore che prepara il terreno, cadono sulla strada fatta di PIETRE DURE e il seme non germina e la parola non vive.
Quindi fallo! Narra a tuo figlio, a tua figlia la tua FEDE! Fallo!
Perché la confusione che il Principe delle Tenebre genera nel Mondo rende vani gli sforzi di tanti preti, religiosi e religiose e tanti seguaci di Gesù che parlano e dicono parole vive che trovano persone lastricate da pietre dure, orecchie con sopra una masso di duro granito.
Lavoriamo la terra buona della nostra famiglia per renderla viva e piena d'amore. Buona Pasqua a tutti, che sia una Pasqua di Pace e d'amore!
04/04/2009
Quel dannato “Perché?” che ti fa cominciare viaggi per terre inesplorate.

Quel dannato “Perché?” che ti fa cominciare viaggi per terre inesplorate.

di Antonio Bruno

Il Sabato mattina posso accompagnare mia figlia alle Marcelline. Entro dal cancello, ormai divenuto stretto per via di automobili sempre più grandi, parcheggio e poi ci tuffiamo nuotando nel lungo corridoio sin fino alla panchina nei pressi della cappella che è il luogo della permanenza prima delle preghiere e delle lezioni a seguire.

Non avrei immaginato di dover ascoltare in mattinata l'intervento della Gentilissima Signora Donatella Cinefra che ha proposto i suoi personali ricordi in un intervento avente per titolo “Il ruolo dell'Istituto (Istituto Marcelline – Lecce N.d.R.) e la figura di Suor Giustina Rezzaghi”.

La Gentilissima Signora Donatella Cinefra racconta il modo garbato con cui Suor Giustina Rezzaghi spostava le zanzariere per dare una carezza delicata, oppure la sua intolleranza alla bugia che la rendeva rigorosa nel somministrare durissimi rimproveri, e ancora la indicazione delle bellezze della natura anche durante la traversata a bordo del traghetto che le avrebbe portate in Grecia.

La Gentilissima Signora Donatella Cinefra ha come anelito quello di imitare in tutto e per tutto Suor Giustina Rezzaghi. Suor Giustina Rezzaghi è scomparsa nel giugno del 1966, ma sono certo che vive nel cuore di questa Gentildonna che per forza di cose la ricalca. Guardando la compostezza e la raffinatezza che risultano completamente immerse nel rigore della Signora Donatella Cinefra ho potuto avere accesso, io che non l'ho mai vista, alla sua Magister, a Suor Giustina Rezzaghi che ha segnato per sempre la vita di questa donna che ha voluto tratteggiarne il ritratto.

Tutto questo è avvenuto dopo rispetto a quello che ha rappresentato l'intervento che ha dato davvero una mole enorme di informazioni sulle donne leccesi.

La Prof.ssa Patrizia Guida autrice di uno dei volumi che viene recensito come uno dei più interessanti delle ultime settimane, pubblicato dall'editore Mario Congedo, dal titolo Scrittrici di Puglia. Percorsi storiografici femminili dal XVI al XX secolo (pp. 491, euro 28). Si tratta di una vera e propria catalogazione della letteratura femminile pugliese degli ultimi secoli.

Ce lo dice con franchezza che la sua fatica è stata motivata da una curiosità che è quella di capire per quali ragioni di queste scrittrici non c'è traccia.

Ecco che spiega e lo fa con una narrazione che è quella della ricostruzione del percorso storiografico che rappresenta una mediazione, una selezione del curatore – storico. Tale selezione è informata da un giudizio! La domanda è la seguente: quali autori consegnare alla posterità? Ed ecco che nella risposta c'è un esclusione, quella del 50% della popolazione nazionale, quella del genere femminile. E la prof.ssa Patrizia Guida fa rimbalzare la domanda che l'ha motivata, che l'ha guidata verso la risposta perché questo 50% di donne non ci sono?

C'è un concetto che vibra nella voce della prof.ssa Patrizia Guida che è quello di un repertorio non corretto filologicamente che produce un errore sistematico, che si riverbera su tutto quello che viene dopo. Perché dopo non si va più alle opere, agli autori, ma ai mediatori. Ed ecco che anno dopo anno e repertorio dopo repertorio si consolida una esclusione che è cancellazione della memoria! Un reset assurdo e colpevole, una sorta di negazione di accesso a una ricchezza espressiva e a una originalità interpretativa della realtà che comporta sottrazione di narrazione e quindi sottrazione di identità e di cultura! Un delitto davvero grande!

La prof.ssa Patrizia Guida si è limitata a descrivere tutto questo con la registrazione dello studioso, lei ha solo preso atto e registrato che vi sono state imprecisioni e omissioni.

Un dato lo fornisce comunicando che nel repertorio nazionale il meridione quasi scompare e le donne divengono invisibili, trattate al più come Autori Minori.

Un tentativo di interpretare la realtà è rappresentato da un dato antropologico dei secoli XVI e XVII poiché in quel tempo le donne scrivono per diletto, le donne figlie di famiglie nobili e borghesi scrivono per diletto perché le altre non scrivono, come peraltro non scrivono neppure gli uomini delle famiglie povere.

Inoltre c'è un ostacolo alla pubblicazione delle opere perché vedere il nome della propria figlia sui una pubblicazione rappresentava un disonore per tutta la famiglia.

Poi passa all'800 e ‘900 a dirci che ci fu a Mesagne Lina Asparra che scrisse un Inchiesta sul Femminismo nel 1911 e che si riteneva fosse figlia del Duca di Asparra di Mesagne amica di Grazia Deledda e di Benedetto Croce ma la scoperta è stata che Lina Asparra altro non era che Giuseppe Capodieci sotto mentite spoglie. Un uomo che usava un nome di donna!

L'azione di quest'uomo che scrisse dicendosi donna rappresentò un contributo all'emancipazione femminile.

E ancora imprecisioni quando si dice che a Maria Vittoria Delfina Dosi viene negata la Laurea in Giurisprudenza pur avendo superato tutti glie esami perché non ci poteva essere una donna avvocato con la motivazione che le donne non potevano accedere ai pubblici uffici.

Invece vi sono notizie di Giustina Rocca che nel 1500 al Tribunale di Trani esercitava da Avvocato e sempre al Tribunale di Trani nel 1700 c'era Maria Festa anch'ella avvocato!

Ma vi sono notizie e non le opere di scrittrici leccesi come Vittoria Colonna, Almerinda Morelli nella Lecce del 1500 e ancora Cornelia Colletta e sempre a Lecce Leonarda Vernaleone di cui abbiamo copia di un manoscritto di poesie religiose.

Ed ecco ritornare la motivazione del lavoro di ricerca della prof.ssa Patrizia Guida quel dannato “Perché?” che ti fa cominciare viaggi per terre inesplorate e che sempre per la scelta che si impone ad ogni bivio ti porta in porti che non sempre rappresentano l'approdo agognato.

Perché, ripete la prof.ssa Patrizia Guida e individua la responsabilità di chi scrive come la natura storico geografica della Puglia che è eccentrica – decentrata rispetto a Napoli, Roma, Firenze e Venezia dove la scrittura accade, o sembra accadere, un po' come oggi che se non hai passaggi televisivi ciò che è pur avvenuto risulta mai accaduto ed ecco che alcune volete si assiste non senza meraviglia che in alcuni eventi c'è un numero di Cameraman e intervistatori di gran lunga superiore agli spettatori. Ma chi non passa dalla TV non esiste, e ciò che pur è accaduto risulta mai esserci stato.

Ora come allora solo che ciò che è oggi per noi la TV allora erano le sedi di Napoli, Roma, Firenze e Venezia.

Ma vi è di più, come dicono gli avvocati quando vogliono dimostrare qualcosa non riuscendoci sempre, fino agli anni 50 in Puglia non c'era l'Università e chi doveva andare a Napoli erano i maschi, alle femmine spettava uscire di casa per prendere marito o per chiudersi in convento. Le femmine di famiglie nobili e ricche, naturalmente perché a quelle povere poteva accadere di uscire di casa per praticare la professione più antica del mondo che non ha mai conosciuto crisi.

Poi furono istituite le accademie e a Lecce quasi come profezia divenuta maledizione ecco l'avvento dell'Accademia degli Spioni!

In questa Accademia vi erano 4 donne di cui si riscontra la presenza ma che non risultarono mai iscritte nei registri dell'Accademia. Erano Francesca Viva Bonon, Caterina Belli, Isabella Castriota e Marianna Bozzi Colonna.

La traccia dell'esistenza di queste donne la nostra bella e brava prof.ssa Patrizia Guida l'ha trovata nelle raccolte delle poesie degli Spioni. Queste donne avevano accesso all'Accademia perché parenti di soci.

La dolce prof.ssa Patrizia Guida stigmatizza la figura di Isabella Castriota la cui storia è interessantissima al punto da meritare trattazione specifica e a parte!

Solo per far venire l'appetito ricordo a me stesso che costretta a farsi monaca in giovane età, a sedici anni fu data in moglie a sua insaputa, a Filippo Guarini sessantenne feudatario di Tuglie. La donna ottenne la separazione e frequentò la Lecce colta degli anni Venti del Settecento. Non poche furono all'epoca i pettegolezzi. Alla morte dell'anziano marito sposò Pietro Belli letterato. Gossip, gossip, gossip anche per questi tempi immaginiamoci in quelli che furono!

La prof.ssa Patrizia Guida ci da altri elementi che si riferiscono all'Accademia dell'Arcadia e le donne erano ammesse a patto che dessero garanzie di moralità che peraltro non erano richieste agli uomini. Su 2.400 iscritti all'accademia 14 donne e di queste solo 4 pugliesi!

Di Lecce Celina Capace Minutolo e Francesca Gallone di cui di possono leggere alcuni sonetti. Nulla invece di Maria Antonietta Scalera Stellini che a dispetto di questo nome così altisonante risulta essere figlia di un maniscalco rispetto alle famiglie nobili da cui prevenivano la Capace Minatolo e la Gallone ragione per la quale la prof.ssa Patrizia Guida sospetta l'esclusione e la cancellazione.

La questione è che contro pochi sonetti delle prime due la figlia del maniscalco pubblica nel 1600 2 Volumi, 3opere teatrali e vari saggi!

La prof.ssa Patrizia Guida conclude il suo percorso affermando che la presenza femminile è legata alla appartenenza alla Nobiltà e alla Borghesia.

Infine la prof.ssa Patrizia Guida ci fa una narrazione della seconda metà dell'800 quando il neo costituito Regno d'Italia si diede l'obiettivo di ALFABETIZZARE!

Ed eccole arrivare le donne che scrivono da donne per le donne e sulle donne!

Ma come? Scompaiono anche queste maestrie dalla penna rossa? Si! Anche loro cancellate. Pare che la qualità della scrittura femminile dell'epoca non fosse adeguata.

Poche eccezioni come quella di Iva De Vincentis che scrive di prostituzione del contesto sociale nel quale vivono le donne che subiscono un'educazione che mette al centro la sapienza dell'utilizzo del corpo finalizzato a sedurre, le donne educate a sedurre!

Poi continua sostenendo che la prostituzione segue sempre a casi di stupro e sancisce che si tratta di un reato contro la persona!

Infine Virginia Fornari che scrive una commedia brillante. La trama è quella di una donna che ha un marito magistrato e vuole esercitare la libera professione. L'epilogo è che il marito viene promosso e spedito da Milano in uno sperduto paese della Sicilia.

Ed infine la prof.ssa Patrizia Guida conclude che paradossalmente le donne sono escluse anche dalla critica femminista.

La relazione ricca e interessante è stata fatta in pochissimi minuti e mi ha lasciato con un languore che “ancor non m'abbandona”.

Sono seguiti gli interventi di Maria Gabriella de Judicibus con una affabulazione sulla Garibaldina Antonietta De Pace e una proiezione di diapositive ad opera della Dott.ssa Daniela Bacca.

Davvero una entusiasmante relazione quella della prof.ssa Patrizia Guida! Bella ed interessante!

A margine dell'incontro vi è stata la presenza di una spumeggiante Senatrice Adriana Poli Bortone che ha fatto una bella sottolineatura sulla bellezza di ogni tempo, quello della giovinezza come quello della maturità.

04/04/2009
CREATIVITA’ CONTRO TUTTE LE MALATTIE!

CREATIVITA' CONTRO TUTTE LE MALATTIE!

di Antonio Bruno

Un caldo soffocante nella sala conferenze dell'ex Conservatorio Sant'Anna a Lecce, forse ero accaldato per aver percorso in tutta fretta Via Trinchese da Piazza Mazzini sino a Piazza Sant'Oronzo e da qui per aver percorso quasi per intero il Corso vecchio sino al Conservatorio. Mi sono seduto in fondo alla sala e siccome ho visto al tavolo il collega Vincenzo Mello e poi non l'ho sentito parlare presumo che abbia detto qualcosa che purtroppo mi sono perso, e ne sono dispiaciuto, e per questo stesso motivo non posso scriverne in questa sede.

La sede è quella della Tavola rotonda sul tema “Oltre il relativismo: alla ricerca di mondi possibili, verso la città della gioia”. A cura di Laura Madonna Indelicati che ho rivisto volentieri e che soprattutto ho riascoltato volentieri. Delicata, raffinata e sempre pronta a porgere spunti di riflessione a proporre frammenti per la meditazione.

Io comincio dalla fine della Tavola rotonda e quindi dalle proposte di Laura Madonna Indelicati. Il tema della SPERANZA.

Per riappropriarci del “sé” ci salviamo nella speranza oppure secondo il modello della Grecia Classica perseguendo la felicità attraverso la coscienza e l'arte di vivere?

La tavola rotonda è stata conclusa da questa bella domanda .

Io ho ascoltato solo il Dott. Vincenzo Ampolo che ha esordito con “il giardino” inteso come simbolo dell'armonia, la stessa che è in un albero per cui ci sono delle energie sotterranee che ne influenzano la crescita. L'importante è che l'albero non cresca in maniera disarmonica. L'albero se lasciato crescere senza che l'uomo intervenga trova da solo la sua armonia, lo dice il collega Prof. Dott. Agr. Vincenzo Mello intervenendo.

Il dott. Vincenzo Ampolo riferisce di essere stato etichettato come relativista culturale per aver affermato che siamo un terreno dove il bene e il male lottano tra di loro.

Riferisce di uno Studio Simulato sulla Psicologia della Vita in Prigione Condotto presso la Stanford University di cui potete leggere tutto ciccando su http://www.prisonexp.org/italian/indexi.htm , lo fa perché questo esperimento dimostra che i ruoli che si attribuiscono alle persone determinano e motivano i comportamenti. Ragazzi amabilissimi divennero feroci aguzzini!

Il dott. Vincenzo Ampolo afferma in sintesi che i fattori situazionali influenzano il comportamento delle persone.

E si chiede se questo possa considerarsi relativismo. Parla delle parole, dell'attenzione che bisogna mettere nell'uso delle parole e dei valori che ammette che non sempre siano condivisi.

Laura Madonna Indelicati aveva lanciato la forte suggestione dell'apparenza. Il dott. Vincenzo Ampolo ritiene che sia ovvio che i giovani vivano di apparenza e ne attribuisce la responsabilità agli adulti. In pratica per il dott. Ampolo sono gli Adulti che hanno portato i Valori che hanno i giovani e tra questi quello di apparire. Per avvalorare la sua tesi cita il Grande Fratello che costituisce una realtà in questo periodo.

Cita Battiato con il suo “Centro di gravità permanente” che sarebbe ciò che cercano i giovani. Riferisce della difficoltà di rispondere alla domanda “Cosa farò da grande” alla fine delle Scuole medie quando cominciano a venire meno le certezze della fanciullezza perché i genitori divengono anziani e loro, gli adolescenti, vanno fuori per cercare il gruppo di pari e qualcuno di cui innamorarsi.

Secondo il dott. Vincenzo Ampolo ci vogliono modelli per i giovani. Cita quello che accade negli Indiani d'America che vedono l'anziano approssimarsi al letto dell'adolescente e raccontargli prima che prenda sonno, quando si è in uno stato alterato di coscienza, i miti e le usanze. Il vecchio indiano gli parla della caccia, gli parla delle piante della loro funzione per la nutrizione degli uomini e per la cura degli uomini.

Il dott. Vincenzo Ampolo ci narra come i giovani vivono il loro corpo, riferisce che il corpo è visto dai giovani come un nemico perché i modelli sono difficili da raggiungere. Barbie è magra e nello stesso tempo ha delle curve nel corpo che sono inconciliabili con la sua magrezza. Come può una ragazza di oggi imitare il modello Barbie?

Le ragazze non ci riescono e secondo il dott. Vincenzo Ampolo, si rifugiano nel virtuale. Ed è come se le sentisse parlare nel loro profondo, il dialogo interiore delle ragazze che si dicono tra sé e sé “così non mi avvicino a lui e quindi lui non mi guarda!” ed ecco esplodere Second Life (Seconda vita) ed ecco imperare TV, Internet e telefonini in maniera tale da avere una relazione senza la fisicità. Relazione tra anime che non accettano di avere un corpo, che lo rifiutano e che preferiscono immaginarsi il proprio corpo diverso da quello che hanno, che è perfetto così com'è ma che non corrisponde al modello impossibile da imitare, senza mimesi e preferiscono immaginarsi il corpo dei propri interlocutori.

Un'adolescenza lunghissima con sessualità precoce, tutto perché non c'è lavoro e rimangono in casa.

L'uso delle sostanze, sono tantissime e i ragazzi si fanno di tutto. I servizi psichiatrici fanno il servizio di doppia diagnosi perché i ragazzi che usano sostanze hanno anche problemi psichici e psichiatrici.

Ma cosa possiamo fare noi?

Parlare!

L'ascolto empatico che poi è la relazione d'aiuto. Possiamo far si che i giovani siano autonomi che non abbiano dipendenze soprattutto con noi adulti. Quindi una relazione empatica che consiste nel parlargli e a questo segue lui che parla e in tal modo di fatto lo aiutiamo.

Si sviluppa così l'aspetto critico che smitizza le sostanze sapendo che tutte le sostanze sono pericolosissime e che non esiste nulla di leggero o pesante ma tutto è MORTALE!

E soprattutto acquisire un set creativo fatto di arte, musica ecc.

Dice il dott. Vincenzo Ampolo che ha fatto un sogno: una bottiglia con una etichetta e li, sull'etichetta, c'era scritto “CREATIVITA' CONTRO TUTTE LE MALATTIE!”

Serve a dare valore a tutte le istanze che provengono dal profondo e a lasciare sullo sfondo, ma molto sullo sfondo quelle che provengono dalla società.

Vuoi continuare? Giovedì 9 aprile 2009 alle ore 18.00 presso l'ex Conservatorio Sant'Anna c'è il laboratorio di scrittura. Più creativo di così?

28/02/2009
Archeoagronomia Consociazione delle piante nel meridione

Archeoagronomia Consociazione delle piante nel meridione

Ricerche a cura di Antonio Bruno*

Nel 1902 la consociazione è possibile nei pressi dei centri abitati per la utilizzazione su larga scala sia dei rifiuti solidi che delle acque di fogna nera che si praticava nei “ciardini” della città di Lecce. La consociazione pur sconsigliata per le colture arboree vite e olivo in alcuni casi è praticamente realizzabile.

Racconta Plinio che a Tacapo, nelle vicinanze di Tripoli, ombreggiandosi l'un l'altro prosperavano la palma, l'ulivo, il fico, il melograno, la vite; mentre al di sotto il terreno produceva cereali, ortaglie ed altro.

Il prof. Fernando Vallese annota che se al posto della palma si mettesse il mandorlo la descrizione di Plinio sembrerebbe riguardare gli orti (ciardini) che si trovano nei dintorni di Lecce. Anche questa annotazione ci conduce a considerare il fatto che nel 1902 la palma non fosse presente nel nostro territorio e che sia stata introdotta solo successivamente dopo che l'Italia ha partecipato alla stagione coloniale con Somalia, Etiopia, Abissinia e Libia.

Lo stesso prof. Vallese si schernisce affermando che la considerazione che aveva scritto non era stata fatta per “sdrucciolare” in una discussione di espansione coloniale di cui evidentemente si andava discutendo in quegli anni, ma per dimostrare che nel nostro clima la consociazione può essere spinta in quanto c'è un abbondanza di luce e calore precisando che il “busillis” (ricordo a me stesso che Busillis è un termine che ha assunto il significato di "problema spinoso e di difficile soluzione", "punto dolente della questione". Deriva da un'errata sillabazione della frase latina in diebus illis (in quei giorni o a quel tempo). Da qui le espressioni "non venire a capo del busillis" o "qui sta il busillis".) ciò è valido a condizione che non manchi il concime e che le piante messe a dimora non sfruttino eccessivamente il terreno inaridendolo.

Il Cav. Prof. Vallese riferisce poi di un orto di circa un ettaro alle porte della città di Lecce dove lo stesso ha potuto censire:

Mandorli Numero piante 39

Fichi Numero piante 30

Melograni Numero piante 20

Peschi Numero piante 25

Fichi d'India Numero piante 40

Carciofi Numero piante 800

Sul terreno, poi sfilano senza interruzione come in un cinematografo: rapecavole, cicorie di Brindisi, finocchi, lattughe, fave, piselli, patate, pomidori, zucche, meloni, melanzane, peperoni, agli, cipolle, broccoli, cavolfiori e l'elenco si ferma solo perché il prof, Vallese aggiunge un eccetera, eccetera.

La situazione diviene davvero interessante quando il Cav. Prof, Ferdinando Vallese precisa che ciò è possibile solo nelle vicinanze della città. Quindi nelle campagne distanti era impossibile vedere nello stesso appezzamento quel numero esorbitante di piante che il professore aveva avuto modo di censire nell'orto di cui ho riferito in precedenza.

La spiegazione sta nel fatto che questi orti possono produrre tutto quel “ben di Dio” perché ricevono dalla città il POZZO NERO e LE SPAZZATURE. Insomma nel 1902 non esisteva il problema dei rifiuti, esisteva invece LA RICHIESTA DEI RIFIUTI!

Si parla tanto di agricoltura sostenibile ma il brano tratto dai Miserabili di Victor Hugo che segue è l'affermazione più bella :

“mucchi di immondizie raccolti agli angoli delle vie, le bigonce trabalzate per via durante la notte, le fetide botti della nettezza urbana, i luridi scoli di melma sotterranea che il selciato vi nasconde, sapete che cosa sono? Sono i prati fioriti, l'erba verde, il timo, la salvia; sono la selvaggina, il bestiame, il muggito dei buoi alla sera, il fieno odoroso, il frumento dorato, il pane sulla nostra tavola, il sangue caldo nelle nostre vene, la salute, la gioia, la vita. Così vuole quella misteriosa creazione che è trasformazione sulla terra e trasfigurazione in cielo.

Raccogliete quegli avanzi nel gran crogiuolo, e ne uscirà la vostra abbondanza. Nutrire la terra è nutrire gli uomini.

Voi siete padroni di perdere tale ricchezza e di ritenermi ridicolo; ma questo è il capolavoro della vostra ignoranza.

Le statistiche hanno calcolato che la sola Francia, per la bocca dei suoi fiumi, versa ogni anno all'Atlantico mezzo miliardo.

Notate che con quei cinquecento milioni si pagherebbe un quarto delle spese del bilancio. Ma l'abilità dell'uomo è tale che preferisce sbarazzarsene gettandoli nell'acqua. E' la sostanza del popolo che viene portata via, qui a goccia a goccia, là a ondate, dal miserabile vomito delle nostre fogne nei fiumi, e dal gigantesco vomito dei fiumi nell'oceano. Ogni fiotto di spurgo delle nostre cloache ci costa mille franchi. Per questo la terra diventa povera e l'acqua inquinata; la fame esce dal solco e la malattia dal fiume.”

Il Prof. Vallese precisa che le parole che precedono sottolineano una perdita di 25 milioni di Lire del 1902 gettati nelle fogne e trasportati dalla Senna al mare sotto forma di concime che non sarebbero state necessarie per gli ortolani leccesi del 1902 in quanto gli stessi conoscono già da gran tempo la “ricchezza delle immondizie” che, afferma il Prof. Vallese, permette loro di trarre dai loro orti il ben di Dio che ne traggono.

Ecco perché il prof. Vallese sostiene che la consociazione delle piante è strettamente legata all'uso della sostanza fertilizzante che all'epoca era dipendente dalla vicinanza ai centri urbani e quindi man mano che ci si allontanava da quest'ultimi la capacità di “reggere le consociazioni” dei terreni si riduceva sempre più perché non essendo sufficienti le concimazioni un terreno che può nutrire una pianta sola non può nutrirne di più contemporaneamente.

Il prof. Vallese prosegue affermando che la diversa profondità a cui giungono le radici delle piante consociate può moderare questa legge appena affermata ma no n distruggerla del tutto perchè se due piante, una a radice superficiale e un'altra a radice profonda possono nello stesso terreno vivere da buone amiche traendo il nutrimento da due strati differenti, occorrerà poi una concimazione doppia per ripristinare la fertilità di tutto lo strato di terreno sfruttato dalle due piante.

Inoltre bisogna tenere conto anche della siccità di queste nostre terre che è tanto più forte quanto più il terreno è sciolto, poco profondo e calcareo. C'è anche la forte incidenza della prevalenza dei venti caldi ed asciutti che aumentano grandemente l'evaporazione unitamente alle alte temperature estive e naturalmente dalla quasi assenza della pioggia nei mesi estivi.

Quindi se una delle specie consociate, aggiunge il prof. Vallese ha una ampia superficie fogliare evapotraspirante sarà come una pompa che attingerà acqua dal suolo e in questo modo l'altra pianta consociata sarà più sensibile alla siccità.

Dopo tale premessa il prof. Vallese pur ammettendo che nella penisola salentina si praticano moltissime consociazioni fissa la sua attenzione su due di queste e specificamente quelle che si praticano con la vite e l'olivo con piante erbacee.

Il Cav. Prof. Ferdinando Vallese ci fa sapere che la vite si coltiva quasi ovunque come coltura specializzata senza consociarla soprattutto quando il vigneto si trova nelle fasi di vita di maggiore produzione. Ma nello steso tempo precisa che in provincia si nota la consociazione della vite con il pisello oppure peggio con piante cereali nelle nuove piantagioni (pàstini: I piccoli appezzamenti coltivati sono piani o leggermente declivi, mentre le zone collinari e le ripide pendici che scendono verso il mare sono spesso sistemate a terrazze appunto i pastini) oppure quando il vigneto è alla fine del suo ciclo produttivo per vecchiaia ed è prossimo ad essere estirpato e in questo caso è possibile consociare poiché la vite è giunta oramai alla fine del suo ciclo produttivo e prossima ad essere estirpata potrebbe essere possibile la consociazione della vite con il pisello ma non con i cereali perché restano per un tempo più lungo sul terreno e perché ne provocano un disseccamento più forte e più prolungato.

Il Prof. Vallese passa poi a illustrare le consociazioni con l'olivo nella terra del salento afermando che in quell'epoca era comune la consociazione sia con il lupino, trifoglio incarnato, la trigonella fieno greco, la fava e il pisello tra le erbacee leguminose; il frumento, l'orzo, l'avena, il miglio e il sorgo da scopa tra le graminacee; il cotone e il lino tra le piante di altre famiglie.

Il prof. Vallese precisa che in alcuni oliveti alcune di queste piante si succedono regolarmente e si succedono come sui terreni non alberati e in questo caso il prof. Vallese sostiene che tale consociazione può essere utile in quanto l'olivo approfitta dei lavori effettuati alle piante consociate, ma allo stesso tempo il professore suggerisce una reintegrazione degli elementi fertilizzanti perché le colture consociate non fanno altro che sottrarne quantità che se non integrate rendono poco fertile il terreno a scapito dell'olivo stesso. Si aggiunge che nel caso delle leguminose ci sarebbe una certa reintegrazione se si Attuasse il sovescio alo piede di ogni pianta per un raggio di uno o due metri, invece per i cereali nulla viene integrato perché si raccolgono interamente lasciando al terreno solo le radici poca stoppia.

In conclusione pur sconsigliando la consociazione delle piante erbacee con l'olivo a livello teorico, il prof. Vallese dice che è attuabile praticamente a patto di restituire con le concimazioni al terreno gli elementi nutritivi sottratti dalle colture erbacee. Inoltre la consociazione è tanto più praticabile quanto meno le piante erbacee permangono ne periodo estivo perché in quest'ultimo caso si prosciugherebbe il terreno aggravando la siccità nelle annate calde e asciutte.

*Dottore Agronomo (Esperto in diagnostica urbana e territoriale titolo Universitario International Master's Degree IMD in Diagnostica Urbana e territoriale Urban and Territorial Diagnostics).

dott. Agr. Antonio BRUNO

Esperto in Diagnostica Urbana e Territoriale

Via Vittorio Emanuele III, n° 160

73016 SAN CESARIO DI LECCE

TEL 0832200708

Cell. 3398853904

Biografia dell'autore
Antonio Bruno è Dottore agronomo ed Esperto internazionale in diagnostica urbana e territoriale http://ww2.unime.it/osservatorio/masterdt/. Impegnato nell’associazionismo cattolico in età giovanile come responsabile diocesano del Movimento Studenti di Azione Cattolica collabora con Alcino Siculella a Radio Elle curando la trasmissione radiofonica «Agricoltura giovane». È tra i fondatori di Radio San Cesario, Radio Studio Centrale e Idea Radio. Responsabile del Centro Studi Economico Sociali «Pasquale Manni» e dell’Associazione Culturale Gruppo Amici per l’Arte «Carlo Barbieri» che organizzava il «Nastro d’Oro» (concorso canoro per bambini) e il premio Internazionale di Poesia «Peregrino Scardino». Oggi socio di Agronomi senza frontiere, socio della Cicc (Centro Internazionale di Cooperazione Culturale) e delegato del Forum Mediterraneo per la pace per il Castello di Acaya e per il Castello Risolo, è inoltre collaboratore della rivista «Altre Strade» http://www.altrestrade.com/. Ha pure un blog «Cronache dal Monastero Invisibile di San Cesario di Lecce» http://monasteroinvisibilesance.splinder.com/. Collabora con suoi articoli con i quotidiani La Repubblica, Il Paese Nuovo e La Gazzetta del Mezzogiorno.
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